Margine di fuoco
John Smolens
Mattioli 1885, 255 pp., 16 euro
Hannah e Martin avrebbero diritto, come tutti, a una seconda chance. Grazie a una piccola eredità, lui molla la città e compra una casa sul lago, trovando sul proprio cammino la giovane Hannah. Nonostante la differenza d’età, insieme decidono di restaurare la casa e la loro unione si rafforza. Ma il diavolo ci mette la coda e difatti, dopo un congedo forzato, Sean Colby ritorna nella cittadina. Trovandosi davanti al nuovo amore della sua ex, la sua rabbia e la sua frustrazione ribollono sino al punto di non ritorno. Questo il plot, la grande premessa di Margine di fuoco, il nuovo romanzo di John Smolens (pubblicato da Mattioli 1885, tradotto da Seba Pezzani). Un passo indietro sarà doveroso; l’autore ci informa – mentre la tensione incalza – che l’anno prima, Hannah aveva abortito e Sean aveva scelto di arruolarsi, indossando l’uniforme oltreoceano ma ecco che ripiombando forzatamente nella routine della propria cittadina, vorrebbe riannodare i fili. Ormai è troppo tardi. A furia di serie tv e grandi classici made in America, sappiamo che le comunità locali sono polveriere in cui le tensioni sonnecchiano a lungo. Lo sa bene l’autore che dissemina indizi lungo le pagine, finché grazie all’involontario aiuto del padre, Sean inizierà a molestare Martin, assediando quella piccola cosa buona che stava costruendo con Hannah, spingendosi la narrazione verso il margine di fuoco.
Il romanzo fa leva e trae forza da diversi fattori. In primo luogo, dalla capacità di non banalizzare la relazione intima – per il crocevia di emozioni e rabbia contrastanti – fra Hannah, Martin e Sean con gli uomini intenti a contendersi l’amore, il possesso della ragazza, mettendo in atto una sorta di stato naturale primordiale. Soprattutto, Smolens – nominato per il Pulitzer e il National Book Award – è particolarmente abile nel catturare i ritmi di vita delle piccole città e la complessità profonda degli abitanti, giudicati, bollati come ordinari a uno sguardo sommario. Leggendo queste pagine, corre la stessa differenza che passa fra l’attraversare la provincia in treno, da un capoluogo all’altro, e la decisione di passare a piedi fra le case, confrontandosi con lo sguardo curioso degli abitanti. Proprio i ritratti, il colore reso dai particolari ghermiti alla quotidianità, consente all’autore di mettere sostanza e dar corpo alle emozioni che contagiano tutti gli attori in campo. In tal modo, durante la lettura, cogliamo la diversità di atteggiamento verso Sean – problematico ma indigeno – e Martin, un brav’uomo che non appartiene a quel luogo mentre questo controverso triangolo si fa sempre più acuminato e pericoloso per tutti. Sarebbe facile e fuorviante definire Margine di fuoco un thriller. Mai come in questo caso, l’escalation tensiva sfugge alle facili etichette di genere, del resto, pur in assenza di inseguimenti e pallottole vaganti, il mondo si dimostra ogni giorno un luogo pericoloso. E così mentre cercano uno scampolo di felicità, Hannah e Martin dovranno cercare di sopravvivere al passato.
John Smolens
Mattioli 1885, 255 pp., 16 euro