L'enigma del futuro
Andrea Iacona
il Mulino, 152 pp., 12 euro
Noi esseri umani crediamo fermamente che il futuro non sia scritto. Nessuno ce lo ha mai dimostrato, strettamente parlando, ma crederlo è per noi una specie di istinto – al pari della credenza che esista una realtà esterna, rispetto alle nostre sensazioni, o della certezza di possedere un libero arbitrio – un istinto che ci definisce in quanto umani. Sono le nostre scelte a determinare il futuro, attraverso un intreccio complesso tra ciò che è in nostro potere e le circostanze nelle quali, nostro malgrado, ci troviamo a operare. E tale incertezza è il fulcro delle nostre difficoltà. Riuscirò a ottenere quel lavoro? L’Italia uscirà dall’euro? Riuscirà Fonseca a riportare qualche trofeo alla Roma? Ma quello che è ovvio per il senso comune – in questo caso, la modificabilità del futuro – non sempre (per non dire mai) lo è per la filosofia. Come trattare, da un punto di vista logico, le asserzioni sul futuro? E come caratterizzare, da un punto di vista metafisico, il futuro che abbiamo di fronte? In che senso il futuro è reale, posto che lo sia? Il libro di Andrea Iacona – docente di Logica all’Università di Torino – si sofferma su questi e altri interrogativi concernenti la cosiddetta “filosofia del futuro”, offrendo una guida e un orientamento tra quelle che sono oggi le opzioni filosofiche sul mercato.
Secondo una tradizione che risale ad Aristotele e sembra godere ancora di una certa fortuna, ad esempio, le affermazioni sul futuro non sono propriamente né vere né false. Mentre è vero che “domani pioverà o non pioverà”, non sono né vere né false le affermazioni “domani pioverà” e “domani non pioverà”. Affinché uno dei due enunciati fosse vero, nel momento in cui è proferito, esso dovrebbe essere vero necessariamente e il suo opposto necessariamente falso – e questo è difficile da credere. Qualcuno si è spinto a negare che per le affermazioni sul futuro valga il principio del terzo escluso: contro Aristotele, secondo questa tesi nemmeno possiamo dire con verità che domani pioverà o che non pioverà.
Se dalla logica passiamo all’ontologia, precipitiamo in tranelli di non minore sottigliezza. Dietro alla tesi di senso comune (“il futuro è aperto”) ci sono tante metafisiche possibili: quella che afferma l’esistenza di molti scenari possibili, quella che nega che gli eventi futuri seguano necessariamente a quelli passati (indeterminismo), quella che afferma che le nostre azioni influenzano il corso degli eventi. Insomma, la metafora sull’apertura del futuro è compatibile con molte opzioni logiche e metafisiche, ciascuna con i suoi pregi, ciascuna con una schiera di obiezioni pronte. Le nostre intuizioni sul futuro, scrive Iacona, “non sono così specifiche e così raffinate”. Ma proprio qui interviene la filosofia. Non necessariamente per stravolgere il senso comune, ma per equipaggiarlo di strumenti concettuali sofisticati che consentano una migliore comprensione del mondo.
L'enigma del futuro
Andrea Iacona
il Mulino, 152 pp., 12 euro
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