Non c'è stata nessuna battaglia
La recensione del libro di Romolo Bugaro, Marsilio, 224 pp., euro 16
La battaglia c’è, eccome. La più ardua delle contese, quella per la vita. Il titolo, al negativo e al passato prossimo, del romanzo di Romolo Bugaro – dopo i successi di La buona e brava gente della nazione (1998) ed Effetto domino (2010) – tradisce, forse volutamente, la sostanza. Perché sì, nella combriccola di giovani quindicenni della Padova “bene” che attraversano il racconto, alle prese con i cambiamenti dell’esistenza (e della Storia) dalla metà degli anni Settanta ai giorni nostri, nessuno prende parte alle lotte armate in quel germinatoio ideologico in cui ci si divideva ipso facto; o alla bagarre sociale che stava dando la stura a nuove rivolte di classe e al materializzarsi del terrorismo. L’intermezzo italiano tra il boom economico e il rinculo degli anni Ottanta. Eppure, ognuno di loro si trova nel punto esatto in cui l’umana drammaticità si condensa. E costringe a una scelta.
Quel sabato pomeriggio del giugno 1976, al solito ritrovo di Piazza Garibaldi. Nick The Best One si innamora, ricambiato, della Canova: finiranno entrambi in esistenze “che non soddisfano granché e non cambieresti mai”, lei addirittura invischiata nelle beghe giudiziarie del marito banchiere. Il vecchio Andrea, fragile e sbruffone, impenna con la sua Vespa per farsi notare dagli amici: concluderà il suo viaggio distrutto dall’eroina fra le braccia di quella Canova che lo aveva rifiutato, e poi, lasciato Nick, riabbracciato da adulta per accompagnarlo alla soglia della morte. GMT, ferito per sempre da un incidente in moto con la sua fidanzatina, che lo scarica, si avvita nel dolore della perdita. Tod si incattivisce nell’incomprensione che avverte verso di sé da parte dell’amico da cui più vorrebbe considerazione, il vecchio Andrea. Tutto si intreccia, tutto si tiene, grazie a una lingua fluida e attenta, e a un impeccabile character design, in cui Bugaro, scrittore e avvocato, si rivela abilissimo. E tutto, d’improvviso, si sfalda.
Vivere, allora, vale ancora la pena? Da lì, da quel punto che spacca il passato dal futuro, in cui nasce il presunto confine tra la “vera vita” e la successiva aridità del quotidiano. Sembra che a ciascuno di questi ragazzi manchi il motivo per andare avanti, e fanno un po’ incazzare, perché hanno “il vantaggio sociale” che li tiene liberi dal bisogno, e forse è proprio questo il problema. Quell’urgenza di chi ha il fuoco dentro, perché ha un destino. Invece la scintilla c’è. Alla fine, e sempre. C’è per Nick, che dopo aver infranto il puzzle della propria famiglia, ne rimette insieme i pezzi, ridestato dal figlio, che rischia di morire in un bosco altoatesino soffocato da un dolore nell’anima più grande di lui. C’è per Tod, inventore di una startup nel campo della riqualificazione immobiliare negli Usa, risvegliato bruscamente dalla crisi economica, che gli mette davanti la necessità di “sporcarsi le mani” con ciò che c’è. Loro, alfa e omega di questo affresco generazionale. I nostri amici, noi stessi. La battaglia c’è stata, eccome. E c’è. La vita come sopravvivenza non è sufficiente.
NON C'È STATA NESSUNA BATTAGLIA
Romolo Bugaro
Marsilio, 224 pp., euro 16
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