La concezione cristiana del mondo

Maurizio Schoepflin

Pavel Florenskij, Pendragon, 214 pp., 18 euro

Paragonato a personalità del calibro di Leonardo da Vinci e Blaise Pascal, Pavel Aleksandrovicč Florenskij è stato uno dei grandi geni del XX secolo. Filosofo, teologo, scienziato, sacerdote ortodosso, marito e padre esemplare, nacque nell’odierno Azerbaigian nel 1882 e morì fucilato dai comunisti nei pressi dell’attuale San Pietroburgo nel 1937. Stabilitosi a Mosca nel 1900, studiò ingegneria, fisica e matematica e frequentò pure vari corsi di teologia, ottenendo titoli accademici assai prestigiosi. Nel medesimo tempo, cominciò a scrivere le sue tante opere che andranno a costituire un corpus vastissimo e affascinante. Sempre a Mosca, tra l’estate e l’autunno del 1921, Florenskij, che non aveva voluto abbandonare la sua terra dopo la rivoluzione bolscevica, tenne un corso all’Accademia teologica, affrontando temi di carattere filosofico e teologico: gli appunti relativi a quelle lezioni sono stati riscoperti da poco tempo e vengono proposti in questo recente volume nella loro prima traduzione integrale a cura di Antonio Maccioni. Vivamente appassionato sia del sapere scientifico sia di quello filosofico-teologico, Florenskij fu sempre interessato a trovare una sintesi tra essi che fosse in grado di definire una concezione complessiva del mondo, che egli – animo profondamente religioso – fondò sulle basi della rivelazione cristiana. Scrive padre Pavel in un testo risalente al mese di agosto del 1921: “La principale colpa della contemporaneità non consiste solamente nell’assenza di una concezione ecclesiale del mondo, ma anche – in particolare – nell’idea che una comune concezione del mondo sia un lusso, o perfino del tutto inutile”. A suo giudizio, dunque, risulta particolarmente grave la perdita della capacità di elaborare una weltanschauung, che si regge sulla fede in Cristo: “La concezione cristiana del mondo – egli afferma –, dalla quale sono venuti fuori i libri ecclesiali, la poesia popolare, la lingua ecc., gradualmente si è dissolta, si è oscurata moralmente. Adesso per noi la religione non è comunità, liturgie, ricorrenze, idea del mondo come kosmos, non è persino nemmeno teologia”. Per tali motivi, a giudizio di Florenskij, è oltremodo urgente porre mano a una seria rielaborazione di una concezione della realtà e della vita autenticamente cristiana. Con grande acutezza, egli vede e critica quella che definisce l’“autodisgregazione della filosofia” occidentale, dovuta proprio alla rinuncia di costruire una visione del mondo.

Secondo il Nostro, la grande crisi ha avuto origine “quando l’uomo ha iniziato a percepire i propri rapporti con il mondo come qualcosa di casuale, non come dono di Dio ma come meccanismo, impenetrabile per l’uomo e persino per Dio”. Si è trattato del tentativo di estromettere il Divino dal mondo, in nome dell’arroganza e del desiderio di autonomia che hanno spinto l’individuo a sostenere che non c’è più posto per Dio. Proprio per questo il compito che ora si impone è quello di restaurare una concezione cristiana del mondo.

 

LA CONCEZIONE CRISTIANA DEL MONDO
Pavel Florenskij
Pendragon, 214 pp., 18 euro

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