Se son donne fioriranno
La recensione del libro di Margherita Belardetti, Piemme, 283 pp., 17,50 euro
Elisa compie sessant’anni, cifra tonda e soglia critica, carica di significati simbolici: la terza età incombe, inutile negarlo. Per festeggiare, niente di meglio che procurarsi una brutta storta alla caviglia, durante una gita solitaria in montagna.
L’alter ego letterario di Margherita Belardetti è una donna sola, divorziata da tempo come tante altre. E’ colta, spiritosa, di acuto spirito d’osservazione e grande ironia. La sua unica figlia Lena vive lontana, con un bravo ragazzo che tuttavia non riesce a emozionarla (ma le emozioni verranno in seguito). Il rapporto simbiotico madre-figlia si sostanzia in lunghe e amorevoli litigate telefoniche o via Skype, fra Varese e Berlino.
“E ti dico un’altra cosa: analizza bene quello che ti si agita dentro. Lascia sedimentare la burrasca e guarda in faccia tutti i suoi componenti. Perché forse, chissà, la forza che usi contro Wolf-Dieter ti viene proprio da lui! E’ da lui che attingi l’energia che poi gli rivolti contro… Se tu fossi sola, non godresti del lusso di scagliarti così contro un uomo, noiosetto forse, ma in fin dei conti buono, e che ti ama…”.
Se son donne fioriranno è un tipico romanzo femminile, scritto in tono scanzonato e leggiadro, infarcito di battute sofisticate e citazioni artistiche e letterarie. Elisa è una post femminista delicata e sensibile, un po’ timida e impacciata, ma ben decisa a difendere autonomia e libertà conquistate a caro prezzo. L’avvenimento più drammatico del libro è rappresentato dall’improvvisa scomparsa della gatta, mentre sesso e violenza sono rigorosamente banditi.
“Non che io sia una bigotta, tutt’altro: anagraficamente parlando, la liberazione sessuale c’est moi. Miei, e della mia generazione, i collettivi femministi in cui si discettava di orgasmo, le visite autogestite in cui, maneggiando il divaricatore con imperizia sempre minore, si dava uno sguardo fiero alla cavernetta rosa dell’utero. Nostri i cortei sfrigolanti di rabbia contro il maschio (…) come se la controparte, solo perché appartenente per sua sventura all’altro sesso, non avesse un’anima vulnerabile”.
In effetti, qui i personaggi maschili non ci fanno una gran bella figura: non ce n’è uno che si salvi, fra l’ex marito che manda tutto all’aria, quell’altro ex “eterno scapestrato”, quello che ci prova maldestramente e quello che alla fine ci riesce, ma fa cilecca.
Turbata dall’ansia quotidiana, ma romantica e sognatrice, la dolce Elisa troverà il modo di fare “fiorire” la sua personalità e la sua sensibilità di donna. “Tale è stato il mio entusiasmo di fronte a questo svelamento, che avrei voluto tornare l’Elisa di un tempo (…) Andare di donna in donna, di sessantenne in sessantenne gridando: basta botox! Basta scimmiottare ragazzine! Basta avvilirsi in confronti impossibili, basta nonne iperattive in questua di ragioni di vita, basta ossessioni di pilates e rassodamento glutei, non vedete che dentro la conchiglia rugosa e scabra, la perla si fa sempre più lucente?”. Molte coetanee dell’autrice non faticheranno a identificarsi.
Margherita Belardetti,
Piemme, 283 pp., 17,50 euro
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