533. Il libro dei giorni
Cees Nooteboom
Iperborea, 256 pp., 16,50 euro
Ci sono romanzi in cui dobbiamo immergerci, sprofondando nel contesto come farebbe un palombaro nelle profondità degli abissi. E ci sono libri che, invece, impongono un altro tempo, richiedono lentezza e riflessione, paragrafi cui dobbiamo lasciare il tempo di maturare, sedimentare, nella nostra testa. Questo è il caso di 533. Il libro dei giorni, il nuovo lavoro dell’autore olandese Cees Nooteboom, edito da Iperborea.
Grande viaggiatore, l’escamotage narrativo è un invito ad entrare, a seguirlo nella sua casa di Minorca – l’isola del vento – sovrana assoluta, grande protagonista in un testo che non è un diario né un romanzo, semmai una traccia armonica di pensieri e letture che si intrecciano, lasciando che sia il regno vegetale, i fiori e le piante, a condurre innanzi i nostri pensieri, creando associazioni inedite, del tutto inattese.
Facciamo il nostro ingresso nel giardino del narratore, centro nevralgico dell’intera storia, qui dove tutto permette una prospettiva diversa – “i fiori di cactus non sono paragonabili ad altri fiori. A guardarli sembra quasi che abbiano ottenuto una vittoria e che stranamente abbiano voglia di sposarsi oggi stesso, anche se non è chiaro con chi”. Dinanzi alla natura, sussurra Nooteboom, fra innesti, germinazione ed evoluzione, siamo davvero poca cosa e tutte le nostre ansie e le nostre ambizioni non sono altro che un granello di polvere nell’infinito. E lo dimostra ammettendo sin dalla prima pagina il proprio ruolo: “Io di cactus non so niente. Qui gli autoctoni erano loro, io sono l’intruso”. 533 sono i giorni di stesura di queste riflessioni in cui tutto si annoda, passando dalla Divina Commedia alla musica di Feldman, spalancando di continuo finestre, aprendo via di fuga sul potere dei sogni e altri orizzonti meditativi. Tocca a noi lettori scegliere se assecondarlo o meno, mettendo da parte questo stesso libro, aprendo dizionari, osservando la costellazione di Cassiopea o riflettendo con Nooteboom – apprezzatissimo autore di prestigio internazionale, noto anche per Tumbas, Il canto dell’essere e dell’apparire, Rituali-sull’infinito volo dei Voyager, sul disprezzo che Borges riservava a Gombrowicz.
Si fa presto a sentirsi a casa, ora cullati ora pungolati dalle riflessioni dell’autore, lì sull’isola di Minorca in cui ogni cosa rallenta e le prospettive mutano – “la Natura non può minacciare, un ruscello non può pensare, le rose non possono disperarsi” – o meglio, trovano un proprio naturale equilibrio. Osserviamo le quotidiane prodezze di una tartaruga, concedendoci il tempo per valutare il peso che ancora oggi la mitologia esercita sul nostro modo di pensare e costruire archetipi culturali.
Come afferma il Candido di Voltaire, “bisogna coltivare il proprio giardino”. Sì, bisogna aver cura della bellezza del mondo, saperne cogliere la sottile, talvolta crudele, ironia. Se ti trovi su un’isola sei più lontano dal mondo, scrive Nooteboom, ma non puoi sfuggirgli per sempre.
533. Il libro dei giorni
Cees Nooteboom
Iperborea, 256 pp., 16,50 euro