Quel che sa la notte
Arnaldur Indridason
Guanda, 317 pp., €18,60 euro
Un uomo scomparso, forse assassinato. Anni di ipotesi, indiziati, interrogatori e nessuna traccia del suo corpo. Nessun colpevole. La vita scorre, le carriere fioriscono e si spengono, i rimpianti tormentano chi intendeva far luce sul mistero. Finché un giorno, trent’anni dopo, un gruppo di turisti tedeschi in escursione sui ghiacciai islandesi compie una terribile scoperta.
La temperatura media giornaliera oggi è salita al punto da regalare “estati più calde, giornate più serene”, persino settimane intere di tempo stabile. Il lato “positivo” del global warming nella terra più estrema d’Europa significa picchi di turismo. Ma quando i ghiacciai si sciolgono, la situazione si fa seria. E così, improvvisamente, il corpo dell’imprenditore Sigurvin viene rinvenuto, riemerso dal ghiaccio sul Langjökull, in uno stato di perfetta conservazione dei tessuti. E’ il cold case perfetto.
Con questa trovata geniale si apre Quel che sa la notte, il nuovo libro di Arnaldur Indridason, divenuto in pochi anni uno dei principali punti di riferimento nell’affollato reame del thriller scandinavo.
Dopo la prima ondata di libri di successo – sia lode a Stieg Larsson – c’hanno pensato le serie tv, più o meno riuscite a portarci alle latitudini estreme, fra venti artici e assassini spietati che agiscono in scenari mozzafiato. Ma ci affidiamo ai libri, agli autori come Indridason per avere qualcosa in più, spessore e sfumature narrative che in questo caso giungono anche dai personaggi secondari come Svanhildur, il medico legale che sfodera l’humour nero affine al proprio ruolo (“si potrebbe cominciare a usare i ghiacciai come luoghi di sepoltura, spostare lassù i nostri cimiteri”) e affianca il protagonista, Konrað, un ex poliziotto dell’unità investigativa. La scomparsa di Sigurvin è il suo cruccio, il caso Rebecca lo tiene sveglio la notte e in maniera del tutto inattesa, fino a quando la partita si riapre e tutto è di nuovo possibile.
E’ il primo atto della nuova serie dell’autore classe ’61 – tradotto in quaranta lingue e originario di Reykjavík – in cui seguiamo i crucci di Konrað che dopo aver riposto l’uniforme, attraversa una vita monotona, intrappolato nel ricordo della moglie Erna. Il riaprirsi improvviso dell’indagine sarà un inatteso assist per rimettersi in gioco ma ciò che più colpisce in questo romanzo è l’atmosfera, il modo in cui l’autore tinteggia la brutalità della natura islandese, potente e terrificante al tempo stesso; mentre il lavoro di Konrað prosegue, l’inverno incombe e il precipitare delle temperature si riflette anche nel tono rassegnato dei vari comprimari sulla pagina che lottano contro la solitudine opponendosi in modo impreciso, facendo leva su alcool e droghe. Seguendo Konrað abbiamo la sensazione che si sia affacciato sulla scena narrativa un nuovo protagonista capace di accostarsi al lettore mostrando le fragilità – l’insonnia, i dubbi, i ricordi, un handicap – e una scrittura morbida che si scontrano con la natura primordiale islandese.
Quel che sa la notte
Arnaldur Indridason
Guanda, 317 pp., 18,60 euro
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