L'incantevole sirena
La recensione del libro di Francesco Palmieri, Giunti, 372 pp., 18 euro
Tutti dovremmo, almeno una volta nella vita, trascorrere molto tempo a Napoli. Viverci. Per qualche mese almeno, o forse un anno, magari due. Dovrebbe essere una voce del curriculum, come le specializzazioni: a Napoli sì o no e se sì per quanto tempo. Perché solo lì può succederci qualcosa che, altrove, sarebbe soltanto una casualità trascurabile mentre a Napoli è inevitabile e ricorsiva: sospendere l’incredulità e avere tutte le prove, tangibili e intangibili, che “un uomo esclusivamente razionale è un’astrazione: nella realtà non esiste”. Lo ha scritto Mircea Eliade nel suo Il sacro e il profano e Francesco Palmieri lo riporta nelle pagine di questa sua mappa delle magie e delle viscere napoletane, tra il ventre e il cuore, due dita sotto al cielo e ventimila leghe sotto i mari.
Una mappa romanzata che procede per reportage, favole, fotografie, radiografie tra cui Palmieri si muove dal figlio d’arte dell’inatteso che è (fa il giornalista e il maestro di Kung fu e il mandolinista), e con la sapienza gigantesca del maestro elementare del secolo scorso, quello che sapeva tutto e lo insegnava a tutti. I misteri di Napoli non sono sconosciuti, e negli ultimi anni sono in voga nella letteratura ibrida, nel cinema italiano che si vuole d’essai, nella fiction italiana che si vuole colta, e alcuni di quei misteri si ritrovano anche in questo libro, perfettamente sviscerati, localizzati, immessi dentro la circolarità magica che a Napoli rende tutto necessario. Napoli dice l’essenza, provoca, sussulta ed è della sua azione viva nella coscienza di chi la abita che Palmieri ha ambientato la narrazione delle sue leggende. Il punto qui non è tanto cosa Napoli custodisce e disvela, ma il potere che esercita sulle persone, ciò che le induce a fare e scoprire, ciò con cui le mette in contatto. Un potere che non assoggetta l’uomo ma lo interpella, a volte lo subisce.
Tutti i miti napoletani, che si ritrovano nelle iscrizioni, nelle fontane delle piazze, nei piatti, nei fatti, ricostruiti nella loro ampiezza, raccordando tutte le voci che li hanno scritti, riscritti, cantati, mostrano la coesistenza di dolcezza e ferocia, ordine razionale e distruttività istintuale, vita e morte, naturalità e artificio, forza e debolezza. La Sirena partenope, mito fondativo della città, Palmieri la racconta attraverso Matilde Serao, Tomasi di Lampedusa, Battiato, Malaparte, il murales di Banksy che raffigura una madonna con la pistola – “fra lo sputo e un bacio” –, a piazza dei Gerolomini. Una sirena alleata degli uomini, anziché loro divoratrice. Una sirena infragilita da quell’alleanza. Così come infragiliti o meglio umanizzati perché in parte umani sono i fantasmi, le mura dei castelli, le case, i vicoli, i palazzi, i numeri. A Napoli ogni cosa è animata. Conoscere la storia di ogni angolo serve a non calpestare il cuore di nessuna creatura: soltanto con questo libro saprete cosa toccherete anche solo sedendovi su un gradino di periferia di questa città assurda, truffaldina, e però così ricca di verità sulla vita da raccontare.
Francesco Palmieri
Giunti, 372 pp., 18 euro
Una fogliata di libri