Testosterone Rex
Cordelia Fine
La nave di Teseo, 334 pp., 20 euro
Le statistiche sul cosiddetto gender pay gap, o le dichiarazioni che polarizzano il pubblico sui punti di vista più estremi, ripresentano periodicamente il tema delle differenze di genere. Pensiamo al licenziamento di James Damore da parte di Google, che criticò le policy inclusive dell’azienda suggerendo che la minore presenza di donne nei ruoli di programmazione fosse in parte spiegata da fattori biologici. La tesi di Cordelia Fine è che che la scienza delle differenze genere – che ha messo al centro della propria attività di ricerca – è estremamente problematica, certamente non in grado di riferire a un’essenza maschile o femminile le disparità osservabili (che sia nelle strategie di corteggiamento o nell’accesso alle professioni).
Le strade seguite dallo sviluppo cerebrale sono troppo complesse per permetterci di identificare un cervello sessuato. E il fatto che quella tra maschi e femmine sia la prima dicotomia in cui siamo incasellati ha inevitabilmente delle conseguenze in termini di aspettative sociali sui due sessi. Prendiamo il caso del testosterone, la cui maggiore concentrazione tra i maschi si spiega talvolta non come causa – come vorrebbe la vulgata – bensì come effetto di un comportamento aggressivo o dominante, o come preparazione a una situazione di minaccia. E’ stato osservato che in presenza di un neonato che piange il livello di testosterone tende a crescere solo nei papà non abituati ad accudire i figli rispetto a quelli più “progressisti”, dove la risposta ormonale è minore o assente. E’ l’essere impreparati a un compito che scatena una reazione ormonale, anziché il contrario.
Qualcuno ha perfino ipotizzato, stante la più alta propensione al rischio che il testosterone provocherebbe negli uomini, che una maggiore presenza femminile nel mondo della finanza avrebbe scongiurato la crisi dei subprime. Che negli uomini ci sia una tale predisposizione di origine “ormonale” è però tutt’altro che ovvio. Da alcuni esperimenti è emerso che lo scarto tra maschi e femmine, se la posta in gioco è prossima allo zero, scompare quando sono in ballo somme considerevoli. Come se in assenza di rischio reale i soggetti maschili avvertissero il peso di altre considerazioni (cosa penseranno di me? cosa si aspettano che io faccia?). In un altro esperimento, gli uomini tendevano ad assumere rischi finanziari maggiori dopo una minaccia alla loro mascolinità, un’influenza che si percepiva solo su decisioni finanziarie prese pubblicamente. Fu John Stuart Mill (1869) a osservare che “nessuno conosce o ha la possibilità di conoscere la natura dei due sessi, fintanto che ci è dato soltanto osservarli nella loro attuale relazione reciproca”.
Prima ancora di ricercare le fondamenta biologiche di questa o quella differenza – e prima di accapigliarci contro il politically correct perché imporrebbe una certa visione dei generi – dovremmo insomma chiederci se non siamo noi ad aspettarci qualcosa di diverso dall’uno o dall’altro sesso.
Testosterone Rex
Cordelia Fine
La nave di Teseo, 334 pp., 20 euro