Romanzo egiziano
La recensione del libro di Orly Castel-Bloom (Giuntina, 154 pp., 17 euro)
Viviane si sposa con Charlie, il cui fratello è sposato con Adele. Avranno figli, alcuni sani, altri segnati da malattia e sofferenze, come i loro genitori e i loro avi. E’ un castello dai destini incrociati, il Romanzo egiziano di Orly Castel-Bloom; una tipica saga ebraica, caratterizzata dalla sovrapposizione dei personaggi e dalla frammentazione del tempo. Gli aspetti più schiettamente autobiografici si confondono con la fantasia romanzesca, in una continua rincorsa fra passato e presente.
“E’ difficile credere che qualcuno abbia avuto su quel periodo un punto di vista così originale come quello di Jonathan Tsadiq dell’Università di Berkeley. In un articolo diffuso su internet nel primo decennio di questo millennio, Tsadiq spiega e dimostra che il 1492 in Spagna era l’anno del maiale. (…) La sua scoperta riguarda unicamente il maiale e la Spagna di quell’anno. A partire dal decennio che iniziò nel 1492 – scrive Tsadiq dell’Università di Berkeley – la Spagna vomitò i due grandi nemici del maiale che vivevano nel suo ventre: gli ebrei e i musulmani”.
Con lo scorrere delle pagine, il doloroso percorso degli ebrei sefarditi si ricompone, un tratto alla volta. I fratelli Castil, cacciati dalla Spagna di Ferdinando e Isabella, approdano dopo lunghe peripezie a Gaza. Secoli più tardi, quegli stessi ebrei egiziani devono emigrare verso la nuova Terra d’Israele, dove altri ebrei di origine europea li trattano con pregiudizio e diffidenza. L’Israele che li aspetta è quello dei kibbutz, una vita di sacrifici e duro lavoro. I contrasti sono aspri, in un’epoca in cui i comunisti sono fedelissimi a Stalin.
“All’inizio degli anni Cinquanta, nel kibbutz Ein Shemer, Charlie era quasi un re. A parte il grosso mazzo di chiavi che aprivano tutti i magazzini del kibbutz, aveva accesso alle scuderie, dove gli piaceva prendere un cavallo e montarlo. (…) Cucinava piatti speziati per tutto il kibbutz, ma un giorno, dopo una discussione molto accesa tra egiziani e vecchi polacchi, fu deciso che avrebbe preparato dei cibi meno piccanti, e se agli egiziani non piacevano, non avevano che da aggiungere nelle loro porzioni le spezie che Charlie comprava a Umm el-Fahm”.
I personaggi si rivelano, si rincorrono e si alternano. Non mancano le sorprese, come quella di ritrovarsi al Cairo all’epoca della rivolta contro Mubarak. Le donne, soprattutto, sono le forti protagoniste di piccoli drammi e grandi tragedie. Si sposano, generano, affrontano con carattere e determinazione le loro vite di figlie, mogli e madri, dal kibbutz alle case condominiali, dalla Spagna a Tel Aviv. Il loro desiderio di indipendenza si misura con i precetti di una religone antica e i pregiudizi di una società proiettata verso la modernità.
“La donna non avrebbe davvero messo al mondo un bambino in quelle condizioni. Il sensale dei matrimoni l’aveva ingannata. Aveva detto: un divorziato, pieno di fervore religioso, un bell’uomo, non grasso, non calvo, seduto su un terreno che vale milioni, e lei, una vergine di trentadue anni, non bella, aveva subito accettato”.
Orly Castel-Bloom
Romanzo egiziano
Giuntina, 154 pp., 17 euro
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