Cercami

Giuseppe Fantasia

La recensione del libro di André Aciman, Guanda, 280 pp., 18 euro

“Nella tua condizione, se provi del dolore, coltivalo, e se c’è una fiamma, non spegnerla. Come vivi la tua vita, affari tuoi, ma ricorda che i nostri cuori e i nostri corpi ci vengono donati una sola volta e prima che uno lo capisca, il cuore stesso si è consumato”. A pronunciare quelle parole e a farlo diventare uno dei dialoghi più amati su carta è Samuel, un professore, ma prima di tutto un padre che si rivolge a un figlio adolescente (Elio) che è nel pieno della confusione sessuale e amorosa della sua età. Li avevamo conosciuti undici anni fa grazie ad André Aciman e al suo libro Chiamami col tuo nome, un romanzo che ha segnato la vita di molti che in quelle pagine, in quelle parole e in quei momenti da lui descritti così bene si sono ritrovati ed emozionati non poco. Il libro ha poi avuto una seconda vita quando, lo scorso anno, Luca Guadagnino decise di trarne un film sceneggiato da James Ivory (che ha vinto l’Oscar) riportandolo in auge come non mai.

  

A distanza di tempo, il seguito – se così si può definire – è arrivato, anche se Cercami (Find me è il titolo originale) si svolge venti anni dopo quelle vicende, è legato a esse, ma è un romanzo che ha una vita propria. Inizia su un treno Firenze-Roma quando Samuel, un uomo divorziato e rassegnato a una vecchiaia che si sta avvicinando, incontra casualmente Miranda, giovane fotografa dal carattere ribelle che in quell’uomo maturo scopre la persona che avrebbe sempre voluto conoscere. Elio è oramai adulto, fa il pianista a Milano, incontra un’altra persona a Parigi, ma la sua mente va a Oliver (l’uomo più grande di lui che nel primo libro gli aveva aperto nuovi orizzonti) che vive a New York. Dimenticare quella “prima volta” sembra impossibile. Quattro capitoli per quattro città (Roma, New York, Parigi e Alessandria) in cui Aciman, professore di Letteratura comparata alla City University di New York, torna a parlare a suo modo dell’amore in tutte le sue forme come solo lui sa fare, senza banalità, considerando quello che succede o potrebbe succedere a ognuno di noi in ogni momento della vita. La parola “amore” non la usa mai nei suoi romanzi e nemmeno in questo, forse perché quando la si adopera, diventa sempre un qualcosa di diverso. In ogni caso c’è una frase – “Tu mi fai amare chi sono” – giusta per questa storia, ma non solo, perché se si ama davvero qualcuno, quel qualcuno – uomo o donna che sia – ci rende amabili prima di tutto a noi stessi. Se accade il contrario, quella persona sarà ai nostri occhi odiosa, ma varrà comunque la stessa regola, perché così facendo riuscirà a farci amare di nuovo e di più noi stessi e poi – magari, perché no – un’altra persona ancora.

  

Spetterà al tempo, comunque, decidere. Tempo di cui non sappiamo in che termini pensare, perché non comprende se stesso come facciamo noi e non gli importa niente di cosa pensiamo di lui. E’ solo una metafora incerta e inaffidabile di come consideriamo la vita. Il sequel, anche al cinema, è assicurato.

   

Cercami

André Aciman

Guanda, 280 pp., 18 euro

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