Le pianure
Recensione del libro di Gerald Murnane edito Safarà Editore (124 pp., 18 euro)
Gerard Murnane è un signore australiano di ottant’anni. Vive nella parte occidentale dello stato di Victoria. Le scarne note biografiche che accompagnano il suo romanzo, Le pianure, da poco pubblicato da Safarà, accennano a un suo passato da insegnante, editore e docente universitario (ma sembra abbia fatto anche il barista). In tutta la sua vita, leggiamo, “non ha mai lasciato l’Australia”. E’ uno scrittore impressionante. I tipi di Safarà pubblicheranno altri suoi romanzi. Per ora, facciamoci bastare Le pianure. Del quale è complicato riassumere la trama. Diciamo: il resoconto del viaggio di un cineasta intenzionato a girare un film intitolato “Nell’interno”, giunto nella zona delle pianure per fare ricerche, e destinato a perdervisi. La sua ambizione è quella di scoprire un aspetto inedito di quel paesaggio australiano che si distende per chilometri e chilometri, quello che perfino i suoi abitanti non hanno saputo cogliere. Per fare questo, l’uomo prende appunti, cerca materiali. Frequenta bar, dove ascolta conversazioni tra gli abitanti, detti “latifondisti” (a loro volta suddivisi tra Orizzontisti e Uomini Lepre). Si trasferisce nell’abitazione di un mecenate, munito di una straordinaria biblioteca che contiene ogni notizia relativa alla “letteratura delle pianure”. Sfilano diari, libri d’infanzia, carte di paesi immaginari, dipinti. Su tutto svetta latente il territorio a perdita d’occhio: un panorama che sembra sempre uguale, ma che, visto con attenzione, può celare molte sorprese. Un po’ come il quadro che viene esposto a una mostra, intitolato “Declino e caduta dell’impero dell’erba”: a prima vista un semplice studio di una zolla d’erba, uno qualsiasi tra gli innumerevoli pascoli delle pianure, ma, se osservato con attenzione – scrive Murnane – vi si possono riconoscere “negli steli calpestati, nel fogliame sfrangiato e nei minuscoli fiori recisi le forme di cose senza alcun collegamento con le pianure”.
Le pianure non è solo il resoconto di uno splendido viaggio nella mente di un uomo, è anche un viaggio nella scrittura. Murnane fa ciò che vuole. Asciuga, accumula descrizioni mozzafiato, si muove allusivo. A volte inaugura periodi con passo realista per chiuderli in maniera lirica, visionaria, come in un lento movimento di zoom. Confonde i piani: le descrizioni diventano sequenze immaginarie del film che il cineasta è intento a costruire. Ma che cos’è il tempo nelle pianure? L’uomo cammina nel paesaggio, osserva il movimento del cielo. Lascia tracce sul terreno come un artista Land Art. Il progetto è destinato a naufragare. Perlustrare l’archivio è un po’ come perdersi nelle pieghe inesplorate delle pianure. Il libro diventa allora il lucido rapporto del movimento del pensiero di un uomo perso tra fantasia, memoria, e il tentativo di fissare uno sbalzo di luce nel paesaggio, lo sguardo di una donna. Ci deve essere qualcosa di sublime in un tale impiego del tempo.
Le pianure
Gerald Murname
Safarà Editore, 124 pp., 18 euro
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