Assolutamente musica
La recensione del libro di Murakami Haruki e Ozawa Seiji, Einaudi, 312 pp., 19,50 euro
Nel dicembre 2009 al maestro Ozawa Seiji, direttore per oltre trent’anni della Boston Simphony Orchestra e figura leggendaria in Giappone, fu diagnosticato un tumore all’esofago e poco dopo fu sottoposto a un’operazione particolarmente invasiva. In seguito a quell’intervento dovette ridurre drasticamente i suoi impegni di lavoro per dedicarsi a un possente programma riabilitativo. Fu grazie a questa lunga convalescenza, però, che trovò il tempo di incontrarsi spesso con lo scrittore Murakami Haruki e iniziare una serie di gustose conversazioni che Einaudi ha raccolto in questo agile libercolo intitolato Assolutamente Musica, tradotto dalla brava Antonietta Pastore.
Murakami, oltre per le sue eccelse doti letterarie, è anche celebre per essere un appassionato di musica a un livello quasi maniacale. Prima di diventare uno scrittore famoso gestiva un jazz club e si narra che possegga una collezione di oltre diecimila vinili che custodisce gelosamente nel suo studio di Tokyo. Ultimamente poi sembra si sia messo, alla veneranda età di settant’anni, addirittura a fare il dj e abbia iniziato a condurre un programma radiofonico in un’emittente giapponese. Capite anche voi che il risultato degli incontri tra questi due pazzeschi personaggi, che si sono tenuti tra il novembre 2010 e il luglio 2011 tra Tokyo, Honolulu e la Svizzera, non possono che risultare quantomeno interessanti: “Lo scopo delle interviste raccolte in quest’opera non è di fare un dettagliato racconto del personaggio Ozawa Seiji. Non sono un reportage o una teoria sul come funziona un individuo. Essendo un appassionato di musica, il mio solo obiettivo era parlare di musica nel modo più aperto e onesto possibile con il musicista Ozawa Seiji”.
I due, in lunghe chiacchierate simili a quelle che farebbero due vecchi amici seduti uno di fronte all’altro in un bar con una birra in mano, spaziano da Beethoven ai collezionisti compulsivi di dischi, passando per Brahms, Mahler e arrivando infine al jazz e al blues, mischiando le rivelazioni musicali a ricordi e aneddoti di vita personale: “Come Ozawa, anch’io mi sveglio alle quattro e mi concentro sul mio lavoro, da solo. D’inverno è ancora buio. Non c’è avvisaglia dell’aurora, nessun canto d’uccelli. Passo così cinque o sei ore seduto alla scrivania a scrivere, picchio sui tasti del computer e bevo caffè caldo. E’ la mia routine quotidiana da più di un quarto di secolo”.
Particolarmente spassosi risultano inoltre i racconti di Ozawa su mostri sacri come Leonard Bernstein, Rudolf Serkin o come questo su Arthur Rubinstein: “In viaggio portava sempre con sé la sua segretaria privata, una donna snella e alta. La moglie non era affatto contenta ovviamente. E poi gli piaceva mangiar bene. A Milano andava sempre in un ristorante pluristellato, dove cucinavano apposta per lui. Noi eravamo suoi ospiti e il menu non lo guardavamo neanche, gli lasciavamo decidere tutto. Io ero impressionato e pensavo: al mondo c’è gente che vive proprio nel lusso!”. Concedetevi qualche lusso anche voi, leggete questo libro.
Murakami Haruki e Ozawa Seiji
Einaudi, 312 pp., 19,50 euro