Vasi rotti. Scritti autobiografici
La recensione del libro di Andre Dubus, Mattioli, 204 pp., 15 euro
Vasi rotti è una raccolta di saggi autobiografici che Andre Dubus ha scritto in diversi momenti della sua esistenza e che toccano temi differenti, partendo dalla solo apparente semplicità della vita campestre, passando per un lungo viaggio in treno, parlando di scrittura e amicizia (bellissimo il pezzo sul rapporto con Richard Yates) e arrivando a mettere a nudo il proprio dolore – fisico e morale – dopo essere stato investito in un disgraziato incidente che lo costringerà sulla sedia a rotelle. Un fardello pesante, un suo atto di altruismo che si trasforma in una tragedia e sintetizza in maniera brutale le infinite variabili della casualità del destino. C’è una tremenda umanità in questo libro, soprattutto quando sviscera la sua sofferenza e ci rende partecipi della sua fragilità come uomo e il suo esempio diventa un modo per parlare della complessità della condizione umana. Pezzi di vita uniti dall’io di un autore capace di usare una prosa lirica che si rivela essere estremamente profonda, una prosa piena di periodi densi ma non complessi.
Andre Dubus non è mai didascalico, nelle sue intenzioni non c’è la volontà di insegnare ma solo quella di raccontare, lasciando al lettore la possibilità di valutare e ragionare. E’ consapevole che gli esseri umani sono formati di acqua e storie (come diceva Chuck Kinder) e sa benissimo che filtrando la prima rimane solo l’essenza e dentro questo distillato ci sono i suoi personaggi che, in questo caso, sono amici, sconosciuti, mogli, figli e persino pecore stupide. Lo scrittore americano – che ha sacrificato la lunghezza del romanzo per farsi guidare da quella del racconto – ha una sensibilità unica e un punto di vista laterale che emerge anche quando descrive una semplice azione che diventa un modo per colorare ogni singolo tassello di quello di cui sta parlando. Questi saggi contengono molto del materiale che poi userà nei suoi racconti, perché ha la consapevolezza che da sempre l’uomo utilizza questa forma di comunicazione per lasciare un pezzo di sé nel mondo e per scacciare la paura della morte. I primitivi si riunivano intorno a un fuoco caldo, dentro una grotta, mentre fuori si sentivano i rumori di animali affamati e qualcuno di loro incominciava a parlare, raccontando qualcosa. Dubus ha ereditato questa capacità di condurre il lettore in territori incontaminati non staccandosi mai dalla terra. Un delicato equilibrio che riesce a mantenere attraverso un ritmo narrativo che riesce a essere sempre perfetto. L’attenzione specifica all’osservazione personale del dato oggettivo, legato all’ambientazione, al carattere dei personaggi, al costume si contamina con la vita vera e ne diventa parte integrante creando storie che sono esistenza pura. Per questa ragione Andre Dubus ha un ventaglio di possibilità di lettura estremamente ampio. In Vasi rotti ci sono pezzetti di vita che, come cocci, a volte sono innocui e altre capaci di ferirti, di tagliarti e di lasciare segni indelebili nell’anima.
Vasi rotti. Scritti autobiografici
Andre Dubus
Mattioli, 204 pp., 15 euro
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