Solo ladri e assassini

Francesco Musolino

Recensione del libro di Paul Howarth edito da HarperCollins (432 pp., 18 euro)

Solo ladri e assassini è il libro d’esordio di Paul Howarth. Si tratta di una storia di vendetta sanguinosa che pur strizzando l’occhio al western tradizionale, viene ambientata nel Queensland di fine Ottocento, con l’aspra natura australiana a far da sfondo alla crescita brutale di un ragazzo adolescente, Tommy. Lui e suo fratello maggiore, Billy, un ragazzo d’indole violenta, sono i figli di un allevatore di bestiame con la dedizione alla bottiglia e di una consorte preda della disperazione. Un nucleo familiare che danza sul baratro sin dalle primissime righe. Il sipario si alza su terre riarse e polverose con lo sparuto bestiame ormai allo stremo. La scure della tragedia incombe su di loro e pagina dopo pagina Howarth crea e lascia crescere l’attesa con mestiere. A far da contraltare alla loro miseria troviamo John Sullivan, vicino d’appezzamento ed ex datore di lavoro del padre, un cattivo senz’appello che ha costruito la propria ricchezza sulla pelle altrui e non lesina brutalità sui nativi. Sin dalle primissime pagine ambientate nel 1885, Sullivan dimostra la propria natura, ordinando e assistendo all’esecuzione brutale di un aborigeno incatenato e stremato, con un colpo alla testa. Ma sarà solo la prima goccia di ciò che ci attende. Sul limite della sopportazione, ormai quasi in bancarotta, arriverà finalmente la pioggia a irrigare i campi e a bagnare il manto delle bestie; pioggia che, però, porterà con sé anche una tragedia. Sarà la scintilla per legare il destino dei due ragazzi proprio a Sullivan, all’ispettore Edmund Noone e alla polizia del Queensland, un braccio armato incaricato della “dispersione” degli indigeni australiani per proteggere a tutti i costi i coloni bianchi. Ecco l’escamotage perfetto per dar l’agio a Howarth di mostrarci – con descrizioni intense e dettagliate – fin dove può spingersi il pregiudizio razziale, scaricando sulla pagina tutta la ferocia dell’animo umano.

Nel romanzo d’esordio di Paul Howarth (accuratamente tradotto da Seba Pezzani) si sente l’influenza di alcuni evergreen del genere di frontiera, fra cui Meridiano di sangue di Cormac McCarthy; tornano in scena i temi stereotipati del western tradizionale – lo scontro fra il mondo civilizzato e quello selvaggio, la dura crescita di un ragazzo – cui si aggiunge uno scenario desolante, straniante, che spiazza e affascina con la sua durezza, ci catapulta lontano ma, per così dire, ci tiene al lazo. Ma il talento di Howarth è anche quello di saper spezzare il ritmo. In mezzo a questo racconto di vendetta, inizialmente intriso di povertà e successivamente inzuppato di sangue, l’autore si prende anche delle pause per impreziosire il ritratto dei suoi personaggi con descrizioni minuziose di particolari eccentrici dei personaggi – il nodo della cravatta, il taglio dello sguardo – o caratterizzando il contesto con un pizzico di leggerezza affinché il lettore ci caschi dentro. E una volta girata l’ultima pagina, finalmente potrete tirare il fiato. 

 

Solo ladri e assassini
Paul Howarth
HarperCollins, 432 pp.,18 euro

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