Giappone. Storia di una nazione alla ricerca di se stessa
La recensione del libro di Christopher Harding, Hoepli, 480 pp., 27,90 euro
Il Giappone che non ti aspetti. Perché nella percezione comune la storia del Giappone moderno è “quasi la favola edificante di un faticoso processo di modernizzazione coronato dal successo. Un umile paese asiatico emerge in poco tempo e grazie alla sua determinazione fino a stare al passo con i grandi imperi navali d’occidente; per un breve periodo diviene corrotto e crudele e subisce una giusta punizione; ma poi risorge nuovamente, diventando il gigante economico d’Asia”. A questa prima, rassicurante narrazione, se ne aggiunge, complementare, una seconda: “Un occidente in bancarotta spirituale viene salvato dal remoto arcipelago asiatico in cui saggezza intuitiva e vicinanza alla natura sono state apprezzate sempre come meritano”. Solo che questa è solo una faccia della medaglia. Se la giriamo, come ci accompagna a fare Christopher Harding, docente di Storia asiatica a Edimburgo, scopriamo una realtà ben più articolata e spesso meno solare.
Per cominciare, ci sono le resistenze alla modernizzazione dell’epoca Meiji. Resistenze di chi difende il vecchio ordine, samurai e contadini che danno vita a violente rivolte armate, a fatica represse da un esercito ancora in via di formazione. Ma anche resistenze che si aprono al nuovo, come il “Movimento per la libertà e i diritti del popolo”, di ispirazione comunista. Ed è per questo gruppo che Kageyama Hideko, maestra elementare, accetta di trasportare esplosivi. Fermata in una retata, sulle prime Hideko cerca di negare ogni addebito, “fino a quando la polizia iniziò a provocarla: una come lei, che sosteneva di essere una donna di nobili ideali, non avrebbe forse dovuto essere più onesta sulle proprie azioni? Kageyama decise allora di confessare”.
Addentrandosi nel Novecento, le voci alternative al conformismo trionfante si moltiplicano e assumono altre sfumature. Come quella di Hiratsuka Haruko, scrittrice, fondatrice della prima rivista femminista del paese. “In principio la donna era il sole: un essere autentico. / Oggi la donna è la luna. / Vive attraverso altri, brilla di luce riflessa”: tre versi che compaiono nell’editoriale del primo numero del periodico, destinati a diventate il manifesto della lotta contro l’ideale tradizionale della famiglia, con la donna a servizio di marito e figli. O come quella di Kosawa Heisaku, psichiatra, che negli anni Trenta va a Vienna per incontrare Freud e sviluppa poi un’originale forma di psicoanalisi che ibrida le scoperte freudiane con la saggezza tradizionale nipponica. O ancora quella della pianista Akiyoshi Toshiko, capace di stupire gli americani che occupano Tokyo con straordinari connubi fra jazz e musica locale. E così via, con innumerevoli personaggi e percorsi tra letteratura e politica, cinema e teatro e ogni aspetto della vita civile. Insomma un viaggio sorprendente alla scoperta di una cultura seminascosta, che offre un’infinità di suggestioni e regala un’immagine del paese del Sol Levante inaspettatamente più ricca e sfaccettata di quella che conoscevamo.
Giappone. Storia di una nazione alla ricerca di se stessa
Christopher Harding,
Hoepli, 480 pp., 27,90 euro
Una fogliata di libri