Acqua di sole
Recensione del libro di Bianca Rita Cataldi edito da HarperCollins (384 pp., 16 euro)
Acqua di sole di Bianca Rita Cataldi (esce domani per Harper Collins) è la storia di due famiglie nella Puglia di fine anni 50: i Gentile, agricoltori di Terlizzi che coltivano fiori, e i Fiorenza, ricchi profumieri di Bari con un’azienda ben avviata di essenze e saponi, che dei Gentile sono i più importanti clienti. Le loro vite si intrecciano inaspettatamente quando Michele, il bambino più grande tra i nipoti Gentile, viene ammesso alla stessa scuola privata che frequentano le bambine Fiorenza grazie alla testardaggine di una delle sue zie. Da qui si apre una porta sulla meraviglia dello studio e sulla possibilità di una vita tutta diversa, e ne nascono amicizie non scontate e amori segreti. In entrambe le famiglie sono le zie a giocare un ruolo fondamentale. Quelle di Michele, Elisa e Maria, sono zie acquisite, mogli degli zii, eppure saranno più importanti di sua madre nel dipanarsi della sua personalità e della sua crescita. Elisa viene da un contesto un po’ più agiato e quindi ha potuto studiare: è lei a trasmettere a Michele l’amore per la lettura e il desiderio di conoscenza, a essere sua complice. Maria fa la sarta da una signora a Bari e non ha figli: decide perciò di usare i suoi risparmi per farlo andare a scuola e lo porta a vivere con sé nell’appartamento che durante la settimana divide in città con altre due sarte. In casa Fiorenza la zia si chiama Betta ed è una zia “strana”, fragile e ribelle insieme, che ha con la nipote più grande Vittoria un rapporto molto forte; a un certo punto per liberarsi del resto della famiglia fugge via, tradendo in qualche modo anche lei (o almeno così sembra all’inizio, e invece).
Cataldi è nata nel 1992, è stata finalista al Campiello Giovani nel 2009 e vive a Dublino, dove sta terminando un dottorato. Ha scritto una saga familiare coinvolgente, in cui si tifa e ci si affeziona. Soprattutto, però, è un talento vero. Si può dire che siamo davanti a qualcosa di speciale. Potrebbe essere un’affermazione pericolosa e dannosa soprattutto per l’autore, se poi si rivelasse sbagliata. Ma qui ci troviamo davanti a un’autrice che, con un po’ di fortuna (la fortuna serve sempre), tra un paio di decenni potrebbe essere considerata uno dei più importanti scrittori della sua generazione, forse, chissà, una delle più importanti scrittrici italiane. Il suo talento è una cosa potente e innegabile. Nonostante la giovane età, Cataldi riesce a maneggiare la storia e i personaggi con una sicurezza e una grazia che sembrano venire da altre vite, tante, spese a fare lo stesso mestiere.
“Non t’ si scurdann da ‘ddo vin. Non devi dimenticarti da dove vieni. (…) Michele sapeva di venire da lì, da quella luce, da quell’allegria. Poteva frequentare la scuola a Bari, farsi vedere nelle case dei Fiorenza, andare in villeggiatura con loro, ma era un Gentile che pensava, parlava e scriveva in dialetto, anche quando era convinto di usare l’italiano. E gli stava bene così”. C’è qui una grande narratrice che lascia colpiti e si è davvero grati di poterlo dire su queste pagine.
Acqua di sole
Bianca Rita Cataldi
HarperCollins, 384 pp., 16 euro
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