Profetesse a giudizio
La recensione del libro di Marina Caffiero (Morcelliana, 200 pp., 17 euro)
Nella storia della Chiesa, se agli uomini è andato il monopolio ordinario dei sacramenti, le donne venerate dai credenti hanno più spesso ricevuto il dono di carismi destabilizzanti e sfuggenti: la visione, la profezia, o l’estasi mistica che le attrae in una relazione esclusiva e incomunicabile, come si vede nella tela di Giovanni di Paolo in cui Cristo scambia il proprio cuore grondante sangue con quello di Caterina da Siena.
La ricerca di Marina Caffiero mostra i talvolta dirompenti effetti politici di questo carisma incentrandosi sull’episodio delle “profetesse di Valentano” del 1774. Si tratta di una vicenda che si sarebbe prestata al talento narrativo di un Anatole France o di una Flannery O’Connor, per il modo in cui vi si intrecciano il tema della vocazione religiosa come mania e lo scetticismo procedurale dei giudici. In un piccolo paese del viterbese, una contadina e una monaca sono processate dall’Inquisizione insieme ai loro padri confessori perché sostengono di aver ricevuto visioni e segni e profetizzano che la soppressione della Compagnia di Gesù porterà rovina sul Papa Clemente XIV e sui re d’Europa. Gli inquisitori, districandosi tra le testimonianze degli abitanti di Valentano, più che di smentire miracoli si preoccupano di tracciare la rete eversiva che i gesuiti sembrano stare tessendo in Europa, servendosi delle profetesse per la loro causa. Il processo interseca del resto proprio l’improvvisa morte del Papa e condiziona il lungo conclave successivo. E’ il momento storico in cui una Chiesa illuministica – ben rappresentata dall’abate Amaduzzi, alla cui prospettiva forse non è sbagliato associare la stessa autrice – deve fare i conti col “bisogno di prodigioso” acuito da una fase di crisi spirituale e politica e con la riemersione di un carisma femminile che la Controriforma aveva confinato nella clausura dei conventi, dopo che nel Medioevo e nel Rinascimento le sante (o presunte tali) erano state segno di contraddizione e di agitazione anche sociale e politica. La vicenda di Valentano diventerà inoltre uno dei riferimenti del discorso antimoderno della Restaurazione, dopo che il caos rivoluzionario sembrerà aver realizzato le profezie. E nasce in quegli anni, per attecchire nell’Ottocento, l’idea del complotto massonico per sovvertire l’ordine sociale cristiano: una élite destituita, quella dei gesuiti, cerca l’alleanza con l’incorrotto popolo cristiano dicendogli che le istituzioni, sia politiche sia ecclesiastiche, hanno tradito il loro mandato e sono diventate strumento della lotta dei figli delle tenebre contro i figli della luce (uno schema di lettura della storia che non è stato dovunque dismesso).
Alla fine l’Inquisizione condanna le imputate per simulazione di doni mistici ed eresia, e ottiene da loro l’abiura. Ma in particolare, tra le due, resta enigmatica la figura della contadina, Bernardina, donna selvatica ma dall’insolita dimensione interiore, che scompare dalla scena della grande storia tanto rapidamente quanto vi era apparsa.
Marina Caffiero
Profetesse a giudizio
Morcelliana, 200 pp., 17 euro