Il Rinascimento nel pensiero ebraico
La recensione del libro di Giuseppe Veltri, Paideia, 234 pp., 32 euro
Inserendolo nella “Biblioteca di cultura ebraica italiana”, da lui stesso diretta presso la casa editrice Paideia, Giuseppe Veltri, ordinario di Filosofia ebraica all’Università di Amburgo, ha pubblicato di recente questo ampio e solido volume che ha il grande merito di avvicinare il lettore a una tematica non sempre adeguatamente conosciuta. Infatti, se è vero che l’epoca rinascimentale è stata oggetto di una sterminata messe di studi, è altrettanto vero che molto meno numerose e approfondite sono state le indagini riguardanti il ruolo della cultura ebraica all’interno di quell’epoca così cruciale per la storia dell’occidente. Nei sei capitoli che compongono il libro, l’Autore, che correttamente dichiara di non aver voluto aspirare all’esaustività, presenta e discute personaggi e argomenti che spaziano in un arco di tempo più lungo di quello che tradizionalmente si attribuisce al Rinascimento: egli, infatti, distende il suo sguardo dagli albori umanistici del periodo dantesco fino al Seicento. Scrive Veltri: “Nel primo capitolo ci si porrà la domanda se l’ebreo rinascimentale sia consapevole della novità della sua epoca, in cui arte, letteratura, filosofia, astrologia e astronomia, geografia, scienza e storia acquistano nuove sembianze, si “umanizzano” in una rinascita e si sviluppano in nuovi mondi; oppure se sia solo una proiezione dello storico moderno sulla base di dati esigui e opinabili congetture”. L’attenzione dell’autore si sofferma poi sulla filosofia poetica ebraica italiana e sulle questioni, tipiche dell’età rinascimentale, della conoscenza del passato e del ritorno alle fonti, che si connettono al decisivo fenomeno della diffusione dei testi, che vide gli ebrei italiani agire da protagonisti. Nel quarto capitolo viene discusso lo sviluppo delle nuove scienze, in particolare di quelle naturali, tendenti a mettere in dubbio la veridicità delle fonti classiche canoniche. Il tema centrale del quinto capitolo è costituito dalla “percezione della svolta epistemologica nel mondo ebraico umanistico e rinascimentale e il sorgere dello scetticismo, anima della filosofia moderna”. E’ in questo contesto che Veltri si sofferma sulla figura di Leone Ebreo, il celebre pensatore neoplatonico vissuto a cavallo fra XV e XVI secolo. Il sesto e ultimo capitolo del libro è dedicato a Sara Copio Sullam, poetessa, filosofa e letterata veneziana, “esempio perfetto di un’epoca di passaggio… tra l’accettazione di un mondo intellettuale cristiano e la ferma e decisa rivendicazione della propria identità”. Queste ultime parole pongono il lettore di fronte ai problemi fondamentali a cui Veltri vuole dare risposta, ovvero se l’ebraismo abbia contribuito alla grande rinascita o ne sia stato soltanto spettatore, se l’eventuale contributo degli intellettuali ebrei sia stato compreso e posto in rilievo dai contemporanei e dagli studiosi posteriori e, infine, quale rilevanza abbia avuto la portata teorica della ricerca sviluppata dalla cultura ebraica durante il Rinascimento.
Il Rinascimento nel pensiero ebraico
Giuseppe Veltri
Paideia, 234 pp., 32 euro