Conosci l'estate?
La recensione del libro di Simona Tanzini, Sellerio, 280 pp., 14 euro
Viola soffre di una figura retorica. Ha la sinestesia cromatica, una caratteristica che le permette di vedere il colore delle persone: Santo, per esempio, è celeste, Giuseppe ocra, Zefir, carta da zucchero, “un colore che sa di bambini cresciuti bene ma in solitudine, non infelici ma neanche felici”, senza disperazione e senza entusiasmo. Viola è fuggita da Roma e adesso si trova in esilio volontario a Palermo, una città che sembra un ossimoro, “sporca e scintillante”, bellissima e da incubo, dove ogni movimento costa fatica, le ruba energia e la obbliga a distrarsi, a non pensare a tutto il nero che da qualche tempo le è entrato in corpo. “Mi piace raccontarmi che le piccole macchie di distruzione dentro di me siano bianca, la somma di tutti i colori, di tutta la musica. Ma forse sono nere, l’assenza di luce, l’assenza di colore, l’assenza di suono. Forse non posso vedermi perché si sta allargando il buio”.
Comincia con il funerale di un uomo e l’omicidio di una ragazza Conosci l’estate?, il romanzo di esordio di Simona Tanzini, che ha creato un nuovo detective letterario, Viola, che di mestiere fa la giornalista televisiva e anche se è in ferie non riesce a sottrarsi al giallo dell’estate e all’ipotesi di un serial killer seriale. A Palermo sono i giorni di scirocco, la temperatura percepita è di 49 gradi, la donna fa fatica a stare in equilibrio. Cominciano le indagini, i primi sospettati, le testimonianze spontanee, i titoli in prima pagina sui giornali. Romina, la vittima, aveva vent’anni e voleva fare la cantante. La prima persona su cui la gente mormora è Zefir, il ragazzo color carta da zucchero, con cui la ragazza usciva. Viola non ci crede: “Mi sembra tanto un paraculo, ma un assassino, no. Ci vuole molta forza per uccidere qualcuno. Molto entusiasmo, per quanto possa sembrare un termine fuori luogo. Lui non ce li ha”, dice la donna a Santo, il suo ex caporedattore, di pochissime parole, che le ha dato un unico consiglio, ma forse il più utile: “Mi raccomando, fai del tuo peggio”. Viola vuole aiutare Zefir ma Zefir è un disastro: nessun alibi, un litigio in pubblico la sera prima, il telefono spento, una notte passata in albergo, il pregiudizio secondo cui a volte “fimminaro è sinonimo di assassino”.
Sullo sfondo di questo giallo estivo che aggiunge omicidi agli omicidi, c’è Palermo che contribuisce alle indagini con i suoi silenzi, la sua storia, le persone che se decidono di non parlare non parlano. “Una scoperta straordinaria che ho fatto a Palermo è che la mafia esiste”, Viola pensava che fosse un’entità astratta, intangibile. Invece no. “Non sono intangibili le scorte di gente che rischia di essere ammazzata. Non è intangibile la lapide di un ragazzino ucciso a undici anni. Non è intangibile quel bar tabacchi. Gli operatori ti chiedono se sai di chi dicono che sia. Fatti venire in mente un nome, il più famoso e temuto. Quello, esatto. Lui”. Ma Palermo, comprende Viola, ti capita e non puoi farci niente, “ti ucciderà, o ti darà la più grande chance della tua vita”. Alla fine di tutto, ci ricorderemo soprattutto dei luoghi, forse prima ancora delle persone che abbiamo incontrato. Il caso si chiude e si risolve, la vita di Viola un po’ meno ma forse incontrerà qualcuno che riuscirà a guarirla, o forse troverà il modo di guarire da sola.
Simona Tanzini
Sellerio, 280 pp., 14 euro
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