Viaggi, sogni e segreti
La recensione del nuovo libro di Vittorio Giardino pubblicato da Rizzoli Lizard, 224 pp., 25 euro
Vittorio Giardino, raffinato autore di fumetti, capace di spaziare fluidamente dall’eros alla spy story – ricordiamo i suoi albi più recenti, La doppia vita di Max Fridman (Rizzoli, 2019) e Una vita sospesa. Jonas Fink (Rizzoli, 2018) – torna in libreria con un nuovo volume, Viaggi, sogni e segreti, una silloge di tredici storie brevi, divise in tre parti, tutte centrate su bugie, tranelli, orgasmi e tradimenti. Il fil-rouge è l’inganno, quel sottile confine fra verità e bugia, lo spazio grigio in cui Giardino costruisce le proprie ambientazioni, fra scenari da favola e situazioni da incubo, spostando il proprio sguardo dalle scogliere di Capri al mercato di Bangkok, fra le calli di Venezia e un safari nell’Africa nera, muovendo i propri personaggi in contesti vivaci e situazioni ambigue, aperte a ogni sviluppo possibile.
È un trionfo di fantasia, in cui Giardino orchestra sceneggiature rapide che strizzano l’occhio al lettore, spingendo un intreccio giallo, giocando ora con l’erotismo, ora con la suspense, illustrando tradimenti al chiaro di luna, segreti sussurrati all’orecchio degli amanti e arditi scambi di coppia in cui l’inseguimento del piacere può condurre a un esito spiacevole, persino fatale. I colori e i tratti sono quelli che hanno reso celebre il fumettista bolognese classe ’46, Vittorio Giardino: la sua inconfondibile linea chiara, un segno morbido e sempre ben definito con toni vivaci o pastello, niente di sperimentale o abbozzato, tavole che si fanno leggere con piacere e senza tante cerimonie, racconti in cui tuffarsi e lasciarsi andare fra l’azzurro del Mediterraneo e le tinte più scure del Canal Grande, fra nuove fiamme e gli spettri del passato, in un vortice di noir e passioni sfrenate.
Ogni storia è introdotta proprio dalle parole di Vittorio Giardino che ricorda quale aneddoto, segreto o situazione di vita vissuta l’abbia ispirato, scegliendo spesso di discostarsi dalla realtà, lasciando correre la fantasia verso un finale più ardito, oseremmo dire liberatorio, scansando i facili moralismi.
Come scrive Vincenzo Mollica nell’introduzione, “un buon narratore non può non fare i conti con la menzogna per confrontarsi con la verità”. In questi tredici, piccoli racconti, i confini saltano e all’insegna dei paradossi, accade che “la bugia – riprendendo ancora le parole di Mollica – diventi un buon vaccino per la verità”.
Tredici storie a spasso nel tempo, dal 2003 a ritroso, passando per “La terza verità” – con i testi di Pierfrancesco Prosperi – a “Sotto falso nome” dell’agosto del 1986, sino al racconto più raffinato, “La storia stregata” datato 1966, tratto da un racconto di Dino Buzzati e sceneggiato da Benoit Marchon. Si tratta del primo adattamento di un testo letterario realizzato da Giardino che celebra l’estro del romanziere e giornalista, originario della provincia di Belluno. Infine, è ricco di spunti anche il commento critico di Sandro Toni che ne ripercorre i tratti salienti della ricca carriera, i momenti di divagazione davanti al foglio bianco – un attimo prima di iniziare a disegnare – raccogliendo anche una frase manifesto dell’artista emiliano, da cui possiamo trarre il senso ultimo di questo ricco volume: Non disegno mai le ombre, perché le ombre nascondono”.
Vittorio Giardino
Rizzoli Lizard, 224 pp., 25 euro
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