Una fogliata di libri
Quando la montagna era nostra
La recensione del libro di Fioly Bocca (Garzanti, 288 pp., 16,90 euro)
Nello specchietto retrovisore Lena vede una parte di sé che resta indietro: acciaccata, livida, tutto sommato viva, annusa nell’aria l’odore del suo paese, scarnificato dagli adii, ma che pure ostinato, aspetta chi se n’è andato”.
Lena torna dopo anni nel suo paese di montagna, la Vallarsa, scavata tra due gruppi montuosi dal torrente Leno, per accudire sua madre che sta perdendo la memoria. Torna come farebbe qualsiasi figlia, senza porsi domande, per qualche giorno. Ci resterà per sempre. Smetterà di lavorare come insegnante in città, il richiamo della natura è troppo forte per resisterle, anche per una come lei, che da anni indossa un’armatura.
La memoria fragile di sua madre si contrappone ai suoi ricordi granitici, e Lena non vuole dimenticare niente. Nemmeno Corrado, l’uomo che ha amato con tutta se stessa e che l’ha abbandonata senza pronunciare neppure una parola. Tornare è come risentirne la voce, sospesa negli echi della valle; una voce che ormai non può più fare male a un’anima che non è incline all’infelicità. Eppure lo smarrimento nello sguardo della madre, e la voce calda e vera di Corrado, spariglieranno un’altra volta le carte.
Con una scrittura lieve e intensa allo stesso tempo, Fioly Bocca conferma il suo talento di narratrice. La natura, aspra e maestosa, è anch’essa protagonista della storia, sembra di respirare il vento freddo in cima ai monti e di vedere i camosci, immobili e guardinghi di fronte al fruscio di una piccola frana o sentire i passi pesanti degli scarponi di Lena arrampicarsi sul sentiero roccioso. E sembra di sentire i sussulti del suo cuore quando si ritrova faccia a faccia con Corrado. E’ ancora giovane e affascinante, è ancora in tempo per riprendersi la sua vita.
Fioly Bocca utilizza un tempo misto, spazia tra passato e presente, sposta l’obiettivo dai primi piani agli sfondi, allarga e restringe il campo visivo per tratteggiare senza cedere a sentimentalismi le fragilità, le emozioni e i turbamenti dell’animo umano. Racconta Lena bambina, con le trecce e i calzettoni bianchi, al ritorno da scuola mentre si tuffa tra le braccia di sua madre che l’aspetta stirando davanti alla televisione, e poi ragazza correre con il cuore palpitante da Corrado e scontrarsi con suo padre per mano a un’altra donna. E’ il primo grande dolore e il primo vero segreto, una cicatrice che si porterà per tutta la vita, fin dentro la sua storia con Corrado fino al giorno in cui quell’immenso amore evapora per sempre come le gocce di rugiada che cospargono le distese di prati adagiati tra boschi e sentieri. Sarà la natura stessa a rimettere tutto in ordine, a dare di nuovo senso alle cose, a restituire a ciascuno il suo ruolo nel mondo.
Quando la montagna era nostra è un diario emotivo, un viaggio interiore e liberatorio che conduce non più ad arroccarsi in cima a una montagna ma piuttosto a scegliere il modo migliore per scalarla.
Fioly Bocca
Quando la montagna era nostra
Garzanti, 288 pp., 16,90 euro