Molte realtà editoriali sondano la relazione tra scrittura e malattia mentale. Tra queste, le Edizioni Alphabeta Verlag, che propongono l'"Archivio critico della salute mentale". Un contenitore di testimonianze, esperienze, narrazioni, che hanno per soggetto primo la malattia mentale. Intesa come condizione umana
La letteratura affonda le sue radici nella natura umana, si muove spesso al suo limitare, in quella zona di confine dove le forze della nostra esistenza si lasciano osservare integralmente, alla massima potenza. Il confine del confine, la linea ultima di demarcazione tra l’agire e l’essere agiti, è la malattia mentale. La follia. Vicina di casa della letteratura. Da sempre. Gli esempi sono giganteschi, intramontabili. Solo a fermarsi a quelli conclamati, pubblici. Ma il demone della nevrosi abita dentro il privato, più o meno segreto, di una quantità sterminata di scrittori. Non basterebbe il giornale per citarli tutti. Va immediatamente sgombrato il campo da un equivoco vecchio quanto la letteratura stessa: la scrittura è la nevrosi. Ovviamente non è così. La malattia, di qualunque natura, può illuminare di consapevolezza alcuni percorsi, ma non potrà mai sostituire le vere forze scatenanti della produzione artistica. Lo stupore. L’amore e il suo rovescio. Il dolore. E il talento di saperli dire. La letteratura non è il corredo di un dato patologico, ma il canto dell’avventura umana. Anche quando intrisa di malattia.
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