Storiella capitata a uno scrittore. Durante la scrittura di un romanzo, per creare un personaggio che chiameremo X, lo scrittore si ispira alle vicissitudini e al carattere di una persona conosciuta anni prima. Una persona disastrosamente fallimentare nella vita privata, gravemente ottuso in quella lavorativa, ridicolo e scollato dalla percezione di se stesso. In prima stesura lo scrittore riversa nel suo personaggio le caratteristiche di quella persona, e lo fa in scala – diciamo – uno a uno, dando forma a un ritratto fedele dell’uomo a cui è ispirato. Ovviamente lo scrittore non lo ammetterebbe nemmeno sotto i colpi della tortura dello stivale malese, e questo perché... (è utile ricordarlo in un’epoca come questa in cui lo scrittore si sta trasformando in un astemio esistenziale che dice sempre la cosa giusta, pensa sempre la cosa migliore e poi conciona, promuove la propria intelligenza, combatte la mafia su Twitter, fa la Resistenza su Facebook brandendo uno scolapasta, critica l’economia cavalcando la scopa di un diploma al Classico, posta scatti in cui è immortalato mentre pensa, anzi medita, avvolto, anzi circonfuso, da barbagli di tramonto) ...questo perché uno scrittore è, in realtà, ben altro. Ed è uno stronzo monumentale.
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