una fogliata di libri
Esoscheletro Distopico
La recensione del libro di Giuseppe Foderaro, Mursia, 240 pp., 17 euro
Ominazione, arboricoli, ominidi, australopitechi, homo habilis, homo erectus, homo di Neanderthal e homo sapiens. Termini che assieme a molti altri si susseguono nella mente e nella ricerca quotidiana di Giulio Ferraro, “il classico professorino occhialuto con lo sguardo mite da pio bove e una certa preferenza per gli sport in solitaria”. Ce lo fa conoscere Giuseppe Foderaro, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore milanese col pallino (come non capirlo?) per Parigi, in questo libro a metà tra il romanzo e il saggio, uno di quelli che ti entra dentro e non ti lascia più proprio come il suo protagonista, un bravo scapolo che per scelta fa sempre la lista della spesa per poi lasciarla attaccata alla calamita del frigo (scrivere le cose è l’unica maniera per ricordarle), uno di quelli che aveva un sogno ma si è ritrovato a fare altro, un ragazzo tutto d’un pezzo che vive tra l’università e il suo monolocale “completamente arredato” a San Vitale, periferia est di Bologna. Ci torna ogni sera, quasi sempre sfinito, dopo giornate sempre uguali trascorse con la Lucchesi, l’americano Alex e l’anziano e cinico professor Romero. Tornare in una casa che ricorda per dimensioni quella dei Puffi è per Ferraro un’ancora di sicurezza, soprattutto quando la sera ritrova nel lavello la tazza della colazione che lo guarda con affetto, “come se fosse la compagna di una vita”, l’unica che non gli chiede dove è stato e che non lo obbliga a sostenere conversazioni improbabili. Un vento di novità arriva con l’esperta zoologa Clarissa Liegi che gli chiederà una consulenza su alcuni resti ritrovati in un sito archeologico dello Yemen. Sulla classificazione degli ominidi, gli farà notare, non c’è nulla di definitivo e la storia dell’evoluzione è ancora tutta in divenire. Ci siamo evoluti più a livello biologico che culturale, ma essere intelligenti conta poco se poi finiamo sbranati da un predatore, qualunque esso sia. Ci riteniamo superiori agli altri esseri viventi, ma in realtà non sappiamo vivere in simbiosi con la natura e l’unica cosa che ci salva è la capacità di strutturare e narrare storie.
La scienza – si renderà conto Ferraro più che mai e noi lettori con lui – quando ti fa ben sperare in un futuro migliore può rivelarsi persino poetica, perché le risposte le troviamo lì, ed è proprio nel sogno di volerle cercare che domani immaginiamo un mondo diverso, quel mondo dove viviamo e dove ci piace(va) andare lasciando sempre un segno.
Esoscheletro Distopico
Giuseppe Foderaro
Mursia, 240 pp., 17 euro