La nuova terra
La recensione del libro di Sebastiano Mauri (Guanda, 407 pp., 19 euro)
Un uomo e l’Amazzonia, le sue incertezze, le negatività, i danni che hanno sempre il potere di sopravvivere molto più a lungo di chi li ha provocati e il luogo con la più alta biodiversità del pianeta, “la più multietnica, caotica e rigogliosa megalopoli che la natura abbia mai creato”. Quando Leone arriva al centro Los Andes Cósmico, di ayahuasca sa poco o nulla. In attesa che torni sua cugina Nur – bella come la Venere di Botticelli, ma maldestra e divertente come Buster Keaton in un suo sketch, colei che l’ha trascinato in questa esperienza – cerca di ambientarsi, si cosparge di Autan Tropical per non essere punto da insetti assassini e conosce Doña Maria, Doña Ana e Doña Ines, tre sciamane che curano le malattie dell’anima e del corpo in cerimonie in cui si consuma quella che non è una droga, ma una “medicina” – come la chiamano da quelle parti – una pianta psicoattiva le cui liane, i capelli della Pacha Mama (Madre Natura), sono lo strumento per contattare chi le assume esprimendogli il suo amore favorendo una maggior comprensione e conoscenza di sé.
Nella maloca in cui tutto accade regna calma e tranquillità, la notte è più animata del giorno, la vita è percepita solo con l’udito e quel che conta è l’icaro, il canto sacro. Bere quell’intruglio dall’aroma acido e pungente non sarà semplice, ma ne varrà la pena, perché l’ayahuasca è fede, analisi e suggestione. Lo stomaco e la testa si svuotano, il corpo è stremato, ma da quel momento Leone inizierà un viaggio interiore fino a vedere l’invisibile, udire l’inudibile e compiere l’impossibile. Nel mezzo, ci sono anche starnuti dentro bicchieri di Coca Cola, amori a cui dire addio per risalire a galla, falene gobbe come Quasimodo, rane con sindrome di Stoccolma e un boto (delfino).
Dobbiamo essere grati a Sebastiano Mauri (recuperate, se non l’avete letto, il suo Goditi il problema), artista a tutto tondo di origini italo-argentine, per averci regalato questo libro ipnotico come la bellezza dei posti in cui è ambientato e in cui c’è molto di sé: è il racconto di un’esperienza unica, seppur romanzata, un invito a immergersi nella parte più profonda di noi per distaccarci da false circostanze. Diventare, o forse solo tornare a essere una specie migliore, è quindi ancora possibile, magari adottando l’Ifutisu, un ideale di altruismo senza aggressività verso il prossimo dimenticando ogni tipo di mascolinità tossica. Perché non provarci? Sarebbe bellissimo.
Sebastiano Mauri
La nuova terra
Guanda, 407 pp., 19 euro