Linea intera, linea spezzata
La recensione del libro di Milo De Angelis (Mondadori, 112 pp., 16 euro)
Il Libro dei mutamenti – noto anche con il nome di I Ching – è un classico della letteratura sapienziale cinese. Simboli base del Libro, consultabile a scopi divinatori, sono i cosiddetti trigrammi, ognuno costituito da tre linee intere o spezzate.
Da questo testo Milo De Angelis ha tratto la suggestione di una realtà intesa come composizione di elementi finiti e altri interrotti che sta alla base della sua nuova raccolta Linea intera, linea spezzata. A sei anni di distanza dall’ultimo libro, De Angelis ritorna con un testo diviso in quattro sezioni, densissimo ed eterogeneo, che mantiene però una solida continuità con le opere precedenti.
Da sempre poeta di visioni urbane, di periegesi delle periferie, anche qui De Angelis dipinge una realtà misteriosa e oscura dove il soggetto si muove tra apparizioni e incontri, in un tempo dalle coordinate impazzite (“Il prima e il dopo convergono in un sasso”). Il presente attraversato dal poeta, in una condizione a metà tra l’esilio e l’esplorazione, è infatti un momento di raccordo tra i più disparati tempi biografici e cronologici; un attimo in cui si spalanca “la grande finestra delle ore” e si addensa il “mosto invisibile” di una temporalità plurale.
Sullo sfondo, la Milano di periferia (c’è il Parco delle Cave, la stazione dei bus di Lampugnano, Villa Turro e perfino l’Esselunga) è uno spazio metamorfico, squallido e sinistro, abitato da fantasmi a ogni angolo, in cui “ogni cosa cammina oscuramente per le strade | prima di apparire”. Così i compagni del liceo, dell’Università, vecchi amori, amicizie e parentele affollano un mondo palpitante e perennemente in bilico sul confine che separa realtà e memoria, vivi e morti; questi ultimi, come dannati danteschi, da un lato eternamente bloccati nel loro gesto e perduti nelle proprie ossessioni, dall'altro profetici e oracolari (“’Non sei cambiata | di un millimetro, Lauretta’. | ‘Lo so, lo so, non si cambia | in questa vita’. ‘Quando uscirai da qui, quando | verrai a trovarmi?’ ‘Non uscirò, amico mio’”).
Dietro a queste voci – a cui si aggiungono i monologhi dell’ultima sezione, una suite dedicata ai suicidi – l’interrogazione della morte, la penetrazione del mistero dell’esistenza, il racconto della realtà come instabile e precaria e di un soggetto nudo e fragile al cospetto della propria oscurità, rimangono i temi di una poesia che si fa indagine e che, ricorda De Angelis, “non sta dalla nostra parte | ma in un luogo tremendo e solitario, dove nessuno | resta intatto”.
Milo De Angelis
Linea intera, linea spezzata
Mondadori, 112 pp., 16 euro
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