Una Fogliata di libri
Pietre Ripetizioni Sbarre
La recensione del libro di Ghiannis Ritsos (Crocetti, 170 pp., 16 euro)
Può l’inconsolabile far riposare? “Battaglie e battaglie; -sei stanco ormai. Resta qui, dunque, / poco prima della fine. Dimentica. Chiudi gli occhi, per incontrare in fondo a te stesso / l’altro buio conciliatore”. Forse perché ha attraversato anni di violenze e umiliazioni senza mai cedere o tradire, tutto sopportando, accordandosi al ritmo universale come faticosamente raccomandava già Archiloco, ciò ha permesso a Ritsos di abbracciare tanti dolori, individuali e collettivi, nel tempo e nello spazio. In questi brevi componimenti, scritti come riusciva nei campi di concentramento della Grecia degli anni 60, egli guarda in faccia le illusioni retoriche e i premi accordati dal conformismo – “comunque i poeti sono lodati per le loro peggiori poesie” –, le stampelle con cui ci illudiamo di aggirare le insicurezze, la banalizzazione delle esperienze più autentiche, dai ricordi ai morti – “la cosa più sicura, potendo / è portarceli dentro, / e meglio ancora non sapere neanche noi dove giacciono”, l’assopirsi nell’ordinario che smussa, come questi mesi di reclusione universale hanno palesato ancora una volta: “Dovevamo restare qui-chissà per quanto. A poco a poco / abbiamo dimenticato il tempo, perso le differenze”.
Ed è proprio scendendo così addentro, lasciando che la polvere si posi, che egli in fondo al mare delle giornate, oltre ogni sconfitta, sa comunque additare la nostra bellezza di statue spezzate: “A poco / a poco / il viso si fa sorridente, come qualcuno che guardi il mare da una finestra (un po’ stretta, è vero)”, e sta parlando di chi muore. “Per fortuna ci restano certe cose, / consolatrici, immutabili, unite, / come se fossimo anche noi immutabili”. Leggere Ritsos è una delle grandi esperienze artistiche che si possono augurare, riconcilia con l’esistenza, te la fa amare comunque, libera dai ricatti retorici su felicità o giustizia, come nel sorriso insanguinato di chi è stato appena pestato e si accende una sigaretta, alzando lo sguardo agli alberi che oscillano sotto il cielo grigio. “Ignoravo che fosse il più grande poeta vivente di questo tempo che è il nostro. Giuro che non lo sapevo. L’ho appreso a tappe, andando da una poesia all’altra, stavo per dire da un segreto all’altro”, scrisse di lui Louis Aragon. Non si ringrazierà mai abbastanza Nicola Crocetti per averci donato anche in italiano immagini e intuizioni che non si sono commentare: “Con un sorriso colpevole di segreta felicità / come se fingesse di essere sordomuto, mentre lo è davvero”.
Ghiannis Ritsos
Pietre Ripetizioni Sbarre
Crocetti, 170 pp., 16 euro
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