Una fogliata di libri
Il primo che passa
La recensione del libro di Gianluca Nativo (Mondadori, 215 pp., 17 euro)
Nella tua condizione, se provi del dolore, coltivalo, e se c’è una fiamma, non spegnerla. Come vivi la tua vita, affari tuoi, ma ricorda che i nostri cuori e i nostri corpi ci vengono donati una sola volta e prima che uno lo capisca, il cuore stesso si è consumato”. Tanti, troppi ragazzini omosessuali avrebbero voluto sentirsi dire dal proprio papà questa frase (per intera o solo il senso) che André Aciman, nel suo iconico Chiamami col tuo nome, fa dire da Samuel al figlio Elio. Il ventenne Pierpaolo – protagonista di questo primo romanzo di Gianluca Nativo che è una piacevole sorpresa – è sicuramente tra quelli. Vive in un quartiere popolare alla periferia di Napoli “in cui l’unica attrazione sono gli affitti bassi”, un posto dove non c’è spazio “né per l’utile né per il bello”, ma che “si atteggia a provincia brianzola”, visto che chiunque può credersi piccolo imprenditore grazie alle giuste conoscenze in municipio. Tra raccolte di pomodori e prugne, odori di vino e capre al pascolo, schiamazzi di bambini, chiacchiericci e invidie, le “famiglie isteriche” che lo abitano amano fare solo una cosa: “stare appollaiati ai balconi ad assistere alla vita che si svolge per strada, tra processioni di santi, cortei funebri e serenate”. Pierpaolo è fortunato, almeno in parte, perché casa sua è la più alta di tutte e da quel panorama con tetti, antenne arrugginite e verande abusive con il cono del Vesuvio sullo sfondo, forse una possibilità c’è, ma va trovata. Se la sua vita scolastica è stata inanellata di vittorie “come un fatto ovvio”, adesso che studia medicina deve trovare il coraggio di dire, di fare, di essere quello che veramente è: un ragazzo che ama i ragazzi, per dirla alla Paterlini, ma da quel sentimento e da quella condizione accettata da poco ha ancora molto da imparare. Con un coetaneo in macchina sta finalmente provando ad andare oltre il semplice tocco delle mani “che definisce una presenza senza dichiararla”, ma una volante li interrompe. Non è per loro, ma per suo padre che finirà ai domiciliari e che gli farà venire voglia di uscire non più solo in centro con la madre, a fare shopping o al mare, ma anche con uomini e ragazzi conosciuti in chat, poco importa se protagonisti di incontri occasionali eccitanti o deludenti. Le risposte, giuste o sbagliate che siano, si possono trovare, forse, nel primo che passa, come suggerisce il titolo del libro, e tra quelli che seguiranno dopo – perché no? – persino l’amore. L’importante è godersi la vita, come gli suggerirà uno zio, e mai pentirsi di averci provato. (Giuseppe Fantasia)
Gianluca Nativo
Il primo che passa
Mondadori, 215 pp., 17 euro