Una fogliata di libri

Densità

Simonetta Sciandivasci

La recensione del libro di Raffeale Notaro (Mondadori, 264 pp., 18 euro)

Le parole che più ricorrono in questo romanzo sono: un poco. Chiudono le frasi, corredano e misurano i gesti, il sentire. È un romanzo sul pudore, questo dettaglio lo segnala. Il pudore che non ci fa dire le cose, ce le fa nascondere e, soprattutto, diminuire, a volte trasformare – nella maggior parte dei casi le trasformiamo in una colpa, una vergogna. La densità è lo spazio in cui s’aggrumano gli sviluppi naturali delle relazioni, le frasi che ingoiamo, ogni nostro intervento di correzione, tutte le nostre deviazioni: è il banco di nebbia tra noi e gli altri. Ed è anche la misura di una distanza e di una diversità. “L’amicizia è una differenza di densità. Ti permette di rimanere te stesso anche quando sei vicino a una corrente impetuosa”, dice Sonia a Gabriele, lei la quasi fidanzatina e lui il migliore amico di Filippo, morto tuffandosi in piscina e trascinando tutto il minuscolo paese in cui viveva in un processo collettivo, in una caccia e in un corpo a corpo con i propri sensi di colpa. Filippo è il bambino in copertina che si è appena tuffato ed è “caduto in avanti come un gigante che muore”.

 

Lui era il bello, il vincente, figlio di imprenditore, e Gabriele, invece, l’inadatto, con un disturbo dell’apprendimento di cui s’accorge la psicologa del consultorio quando cominciano le indagini. Disturbo è un’altra parola centrale del racconto: è l’ossessione degli adulti di venire scoperti nelle loro effrazioni; è il terrore che esse diventino evidenti, e li smascherino, nelle debolezze e nelle particolarità dei propri figli. La madre di Gabriele, Angela, evita di fumare in pubblico ed è convinta che suo figlio abbia ereditato da lei qualcosa che non va. Per questo, quando il paese addossa a lui la responsabilità della morte di Filippo e lo fa perché Filippo era il bello e Gabriele il mostriciattolo, Angela combatte per lui, ma un poco. Per il paese, la morte di Filippo è anche la prova che quell’amicizia così squilibrata era nociva, disturbante. Notaro esordisce con un romanzo di conflitto, su come agiscono le interferenze, quelle che chiamiamo definizioni, nella vita sentimentale dei bambini; sulla provincia meridionale e il modo in cui il dissesto ambientale ha immobilizzato tutto. Soprattutto, un romanzo sull’amicizia tra due bambini, impedita da chi la temeva perché sbilenca e indefinibile. C’è un lavoro sul linguaggio molto particolare, uno studio preciso su come la dislessia agisce nella mente di un bambino, e su come possa essere il principio di un’altra lingua, quindi di un altro mondo. Tutto quello che succede, in ogni pagina, ha un riverbero sugli ambienti, a volte lo si comprende dal colore che Notaro assegna alle stanze, da romanziere antico. È libro difficile, bellissimo. (Simonetta Sciandivasci)


Densità
Raffeale Notaro
(Mondadori, 264 pp., 18 euro)

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  • Simonetta Sciandivasci
  • Simonetta Sciandivasci è nata a Tricarico nel 1985. Cresciuta tra Ferrandina e Matera, ora vive a Roma. Scrive sul Foglio e per la tivù. È redattrice di Nuovi Argomenti. Libri, due. Dopodomani, tre.