Una fogliata di libri
Libertà vigilata
La recensione del libro di David Kaye (Treccani, 192 pp., 18 euro)
A trent’anni dalla nascita del web, Internet ha cambiato radicalmente fisionomia. In particolare, nel lasso di tempo che intercorre tra i primi duemila e la metà degli anni dieci, la rete è mutata da luogo orizzontale a sistema centralizzato, ma nella pluralità degli attori in gioco (le grandi aziende, i governi e gli utenti) chi è che comanda e detta le regole su questo spazio? È tale interrogativo a muovere le riflessioni di David Kaye in Libertà vigilata. Collaboratore per le Nazioni Unite su temi quali il diritto di parola e la protezione della libertà di espressione, Kaye stende un saggio agile in cui autobiografia, interviste, testimonianze e materiali di ricerca strutturano una disamina del rapporto tra Internet, politica e società alla luce della storia recente. Se la blogsfera degli anni Novanta era un luogo brulicante e difficile da governare, oggi il web è invece uno spazio dominato dagli algoritmi, in mano a poche compagnie che ne detengono il monopolio, costruendo un ecosistema di passività. Concentrate sul guadagno, queste compagnie hanno poi lungamente ignorato l’aspetto politico e sociale del potere acquisito con la loro diffusione, trovandosi infatti in pochi anni, da aziende private, ad amministrare gran parte dello spazio di dibattito pubblico e dimostrando la loro impreparazione nel gestirlo.
Altrettanto inefficaci, però, sono state le risposte dei governi i quali hanno scaricato le responsabilità sulle compagnie stesse, generando così una frizione attorno a interrogativi problematici: chi deve regolare lo spazio pubblico fornito dalle aziende? Come garantire la libertà di espressione, evitando di diffondere intolleranza e fake news, ma impedendo che alcuni governi sfruttino la moderazione dei contenuti per censurare il dissenso (come accaduto in Kenya e in altri paesi africani)? La contraddittorietà di Internet emerge infatti laddove le piattaforme sono ora uno strumento di resistenza politica, ora un dispositivo di oppressione da parte dei governi autoritari (come nel caso dei Rohingya in Myanmar). Kaye, auspicando una maggior trasparenza delle aziende nella lotta all’odio e alla disinformazione, non manca di ricordare come l’Europa stia giocando un ruolo fondamentale nel sensibilizzarle a un’integrazione dei diritti umani nelle loro prassi (il cui rispetto vale attualmente solo per i governi e non per le compagnie) al fine di ricostruire un ambiente più ecologico, imperniato sui diritti degli utenti piuttosto che sul profitto delle aziende.
Libertà vigilata
David Kaye
Treccani, 192 pp., 18 euro
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