Una Fogliata di libri
La conversione. Come Giuseppe Flavio fu cristianizzato
La recensione del libro di Luciano Canfora (Salerno, 200 pp., 18 euro)
Come è noto, il cosiddetto Testimonium Flavianum è uno dei primissimi riferimenti alle vicende di Gesù di Nazaret. Nella sua Guerra giudaica infatti, testo che racconta il conflitto tra ebrei e romani che termina con la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70, a un certo punto Giuseppe Flavio annota: “In quel lasso di tempo apparve Gesù, uomo sapiente, sempre che si debba definirlo ‘uomo’. Era infatti facitore di mirabilia, maestro di uomini: di quelli che con diletto accolgono le verità. E molti ebrei e molti pagani attraeva a sé. Il Cristo lui era! E dopo che, su denuncia dei nostri notabili Ponzio Pilato l’ebbe condannato alla croce, per lo meno quelli che per primi gli si erano affezionati non smisero. A costoro riapparve infatti come vivo tre giorni dopo: questo e alte miriadi di cose mirabolanti su di lui avevano detto i divini profeti. E ancora adesso non ha smesso di esistere la ‘tribù’ dei ‘cristiani’ che da lui prendono il nome”.
Come è altrettanto noto, il breve testo ha suscitato da sempre furibonde polemiche fra devoti apologeti che lo hanno sbandierato come definitiva conferma della verità dei racconti evangelici e fieri detrattori che lo liquidano come immaginifica interpolazione di qualche copista cristiano. E ora Luciano Canfora riprende in mano da capo tutta la vexata quaestio per offrire al lettore un’ipotesi di soluzione. Per farlo, Canfora intraprende un viaggio eruditissimo che conduce il lettore nelle biblioteche di mezza Europa, a considerare le varianti fra i manoscritti che ci sono rimasti, a scoprire le dispute fra gli autori che si sono occupati del testo, dai cristiani dei primi secoli ai controversisti dell’epoca moderna fino agli studiosi più recenti – a cui non risparmia strali avvelenati: “Anche a seguito della feticistica devozione al monolinguismo anglico, si riscrive goffamente e con qualche contributo peggiorativo ciò che era stato già da secoli prospettato e argomentato con ben altra finezza”.
Al termine del viaggio, la lettura offerta da Canfora si mostra con assoluta coerenza: tolte le due espressioni “sempre che si debba definirlo ‘uomo’” e “il Cristo egli era!”, queste sì evidenti interpolazioni, il resto non solo è da considerarsi autentico ma “mirabile e intenzionale capolavoro”, perché parlando di Gesù in modo “rispettoso ma distante” Giuseppe Flavio riesce ad aprire ai cristiani senza sbilanciarsi però troppo. Saranno poi loro a cogliere questa occasione e a “cristianizzarlo”.
La conversione. Come Giuseppe Flavio fu cristianizzato
Luciano Canfora
Salerno, 200 pp., 18 euro
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