Una fogliata di libri
Tutte le conseguenze
La recensione del libro di Joan Siber (66thand2nd, 208 pp., 16 euro)
Capita, si sa. Certi, viaggiando, arrivano in un posto di cui si innamorano, tanto da convincersi che basti da solo a renderli migliori”. Forse è l’amore che porta Kiki a trasferirsi a Istanbul con un mercante di tappeti e chissà cos’è che la riporta poi a New York. Lì diventa un punto di riferimento, coi suoi modi bizzarri da “spirito libero”, di sua nipote nei giorni dell’uragano Sandy. “Aveva i suoi libri, in cui accomodarsi soddisfatta, in polverosa intimità. Aveva il suo antico e favoloso passato. Volevo bene a mia zia, ma doveva aver capito che non le davo mai retta”. La nipote, la narratrice, ha un figlio piccolo, Olivier, e un ragazzo finito in carcere per qualche grammo d’erba che appena uscito inizierà a trafficare con sigarette di contrabbando. “Pensavano che all’origine del mio stato d’animo ci fosse un uomo, non i soldi”, dice a un certo punto. Racconta le dinamiche quotidiane con disarmante limpidezza.
Una prima persona pulita e irriverente, onesta, la voce di questo romanzo di Joan Silber, Tutte le conseguenze (tradotto da Emilia Benghi). In mezzo, poi, racconti in terza persona che si intersecano per costruire un mosaico di vite. La vera forza di questa scrittrice è riuscire a connettere tutte queste storie, come i disegni dei tappeti turchi della zia, tra giovani tedeschi in Cappadocia, reperti archeologici trafugati, famiglie incasinate di ebrei e afroamericani tra Williamsburg e Lower Manhattan, alcolismo e camionisti. Queste interconnessioni, spiega Silber in un’intervista a The Believer, sono il risultato del modo in cui percepisce l’esistenza: “Diventando più anziani ci si rende conto che non sei la totalità. Il mondo non gira intorno a te, e non gira intorno a te in base al tuo punto di vista, ma ci sono altre rivoluzioni che avvengono nello stesso momento”.
Questo lo applica alla narrativa. Leggiamo spaccati di realtà che vorremmo continuare a guardare a lungo perché i personaggi sono tutti veri, credibili, e le reazioni sono naturali, senza inutili teatralità, anche di fronte a grossi traumi che possono cambiare la direzione di un’esistenza. Joan Silber, nel 2018 vincitrice del PEN Faulkner, paragonata ad Alice Munro, arriva tradotta in Italia da 66thand2nd. L’editore, che quest’anno andrà allo Strega con l’esordio di Alice Urciuolo, oltre alle biografie di sportivi (Mancini, sorelle Williams, Senna), ha ormai una bella scuderia di narratori – Mark Danielewski, Dany Laferrière, Alain Mabanckou – a cui si aggiunge finalmente questa scrittrice del New Jersey.
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