I rivoluzionari marginalisti

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Janek Wasserman (Neri Pozza, 446 pp., 28 euro

Non sono il capitale e il lavoro a definire il valore di una merce, quanto piuttosto le preferenze di utilità soggettiva del singolo consumatore. La “rivoluzione marginalista” ha un precursore in Carl Menger, nei primi anni 70 del Diciannovesimo secolo. Dopo di lui, saranno soprattutto Böhm-Bawerk e Wieser a completare il rovesciamento di prospettiva, destinato a cambiare radicalmente il corso del pensiero economico del Novecento. Nasce così la celebre Scuola austriaca, una concentrazione di economisti di straordinario valore, che non a caso emerge a Vienna prima del conflitto mondiale, insieme alla musica di Mahler, all’arte di Klimt, alla filosofia di Wittgenstein, al sionismo di Herzl e alla psicoanalisi di Sigmund Freud.

Nelle aule universitarie e nei caffè del Ring si forma quella élite che vanta i suoi nomi più noti in Ludwig Mises, Friedrich Hayek e Joseph Schumpeter, assieme a vari altri. Mises in particolare si scaglia con veemenza contro il calcolo economico socialista. Quando arriva la Grande depressione, gli austriaci non si spostano di un passo. “Bisogna lasciare che l’economia si stabilizzi da sola”.

Con l’avvento del nazismo, gli austriaci sono costretti a emigrare negli Stati Uniti. Qui avviene la svolta: La via della servitù di Hayek conosce un grande successo di vendite e una popolarità di massa. Dopo la guerra, l’autore tenta invano di riportare la scuola in Europa con la celebre Mont Pelerin Society. Mises abbandona il gruppo urlando “Siete tutti un branco di socialisti!”. In America, proprio il dogmatismo di Mises viene utilizzato da Rothbard e altri per spostare la Scuola austriaca su posizioni politiche ultraconservatrici.

In realtà, Hayek è più moderato di Mises, e più vicino al pensiero politico di Karl Popper: “Haberler e Rothbard smerciano idee di seconda mano – si lamenta –. Sebbene sia spesso chiamata ‘conservatrice’, la posizione che ho tentato di definire è molto diversa da quella a cui tradizionalmente questo appellativo viene riferito”.

Nel 1974 Hayek vince il Nobel per l’economia e le sue idee trionfano. Nel 2010, La via della servitù conosce un nuovo picco di vendite, oltre centomila copie, e accompagna la nascita del Tea Party. Come sia stato possibile che le idee liberali della Scuola austriaca siano finite ad appannaggio dell’estrema destra suprematista, è un mistero che il libro di Wasserman non riesce a chiarire. “Le attuali riproposizioni lascerebbero probabilmente sconcertati i cosmopoliti liberali della scuola originaria”.
 

Janek Wasserman
I rivoluzionari marginalisti
Neri Pozza, 446 pp., 28 euro

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