La casa vivente
La recensione del libro di Andrea Staid, ADD Editore, 163 pp., 16 euro
Se ogni spazio architettonico è uno spazio esistenziale, allora la casa, prima di qualunque altra costruzione, rappresenta la struttura culturale che dà forma al nostro quotidiano. Per questo motivo, alla luce dei cambiamenti climatici e della necessità di nuove pratiche sociali connesse a essi, Andrea Staid propone un saggio di riflessione ecologica sul tema dell’abitare.
Muovendo dal presupposto che “lo spazio in cui viviamo riunisce […] esigenze pratiche e funzioni simboliche” e che “costruiamo culturalmente – e quindi socialmente – ciò che immaginiamo”, Staid imposta una critica duplice all’abitare contemporaneo. Per prima cosa, oggi, la casa ha perso proprio il suo ruolo di concrezione dell’immaginario a causa dello scollamento tra costruttore e abitante. Lo smarrimento dell’abilità artigianale, da sempre cardine delle comunità del passato, ha generato spazi abitativi disgiunti dalla cultura di chi li abita, trasformando così l’homo faber in homo comfort, a cui si collega la seconda critica. La casa come merce funzionale al benessere ha infatti colonizzato ogni immaginario indigeno, provocando nel tempo la scomparsa di una varietà di approcci, tecniche, visioni dell’abitare e determinando la crisi sociale di intere popolazioni. Il modo in cui oggi abitiamo il mondo è dunque ancora profondamente plasmato dall’influsso coloniale europeo per cui la casa è un bene privato separato dalla comunità, con il quale intratteniamo un rapporto di dominio (coloniale, per l’appunto) e non di correlazione (cioè ecologico).
Come accade per i centri delle metropoli, così anche le case sembrano oggi riprodotte in serie, spazio di sfogo dell’economia realizzata da aziende che “annullano ogni specificità locale, esaltano il consumo, influenzano e condizionano gli stili di vita” costruendo un’immagine dell’abitare spersonalizzata e conforme ai propri prodotti.
Attraverso la sua prospettiva antropologica, Staid recupera e propone modelli di architettura non occidentale sparsi in tutto il mondo, così come esempi di edificazione spontanea, con l’obiettivo di “decolonizzare” l’immaginario abitativo contemporaneo e ripensare la casa in termini più ecologici; prassi oggi intente a confermare l'importanza dell’abitare come gesto attivo ricordando che “la casa non è solo una merce, ma un essere tra lo spazio e il tempo che viviamo”.
La casa vivente
Andrea Staid
ADD Editore, 163 pp., 16 euro
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