Una fogliata di libri
Blackened. Frontiere del pessimismo nel XXI secolo
La recensione del libro di Andrea Cassini e Claudio Kulesko. Aguaplano, 176 pp., 17 euro
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro del pessimismo. Esso precede di molto i mesi pandemici e, c’è da scommettere, ci terrà compagnia ancora a lungo. Appare nella letteratura filosofica, che anticipa di secoli molte delle sensazioni oggi così presenti; lo scopriamo nei libri e lo osserviamo nei film e nelle serie tv; è tangibile nelle narrazioni che circolano nei social, che incorniciano il marketing, che fanno da sfondo ai videogiochi. L’idea di progresso, che illumina il futuro con la speranza di una svolta risolutiva, si è ribaltata nella consapevolezza che l’universo non si cura affatto di noi, insufflando così l’angoscia per una minaccia costante. Alle voci del passato, secondo cui quello in cui viviamo è il migliore dei mondi possibili, oggi si sovrappongono le voci che suggeriscono che forse non è così: forse viviamo nel peggiore dei mondi, e la natura non ci è solo indifferente, ma potrebbe tramare contro questa strana escrescenza autocosciente che è l’umanità.
In Blackened. Frontiere del pessimismo nel XXI secolo, Andrea Cassini e Claudio Kulesko ricompongono la costellazione del pensiero pessimista nella sua paradossale estrema vitalità. Non è un gratuito disfattismo, bensì la benefica presa d’atto che il futuro si trasforma in una trappola mortale se lo arrediamo di illusioni, di promesse, di nocive coazioni alla felicità. Il pessimista, col coraggio di chi affronta il Sole fuori dalla caverna platonica, non è un rassegnato, ma rifiuta parimenti la stolida spensieratezza che fa perdere presa sul reale. Lo sguardo del pessimista non deforma, ma costringe ad affrontare francamente i risvolti meno edificanti della gratuità della vita.
Siamo ben lontani dall’eroismo della tragedia antica, in cui la lotta rinnova la misura della dignità umana. Ci riscopriamo personaggi secondari in una trama piatta, fallimentare, per nulla degna di essere raccontata: è una scoperta che fa il pari con quelle di Copernico, che ci ha tolti dal centro dell’universo, di Darwin, che ci ha consegnati a una genealogia scimmiesca, di Freud, che ci ha imposto una scomoda coabitazione con un lato sconosciuto della nostra anima. La domanda fondamentale della filosofia, “Perché l’essere e non il nulla?”, si è trasformata in un grido di protesta; alla morte di Dio ha fatto seguito la sensazione che nulla più potrà prendere il suo posto. E’ doloroso, ma è necessario offrire parola a tale emozione perché tutto questo dolore non rimanga sprecato.
Blackened. Frontiere del pessimismo nel XXI secolo
Andrea Cassini e Claudio Kulesko
Aguaplano, 176 pp., 17 euro