Per una volta, si può cominciare dalla fine. L’ultimo capitolo del libro di Ben Wilson, ricercatore a Cambridge e columnist di Spectator e Guardian, è dedicato alle megalopoli odierne. Che, è vero, si stanno espandendo nei luoghi più ricchi di diversità biologica, mettendo a rischio migliaia di specie animali e vegetali, e “stanno fagocitando larghe fette dei terreni agricoli più fertili del mondo”. Ma al tempo stesso sono un laboratorio di strategie di adattamento a rapporti fra tessuto urbano e natura finora inediti: dalla riqualificazione delle autostrade urbane a Seul alla moltiplicazione delle aree verdi su tetti, muri e marciapiedi a Singapore, dall’ottimizzazione dei consumi di acqua grazie all’IA a Santander agli orti urbani in mille angoli del mondo, le città ancora una volta stanno dando prova della loro capacità di adattamento. Caso estremo ed emblematico è Lagos, “per alcuni, simbolo della catastrofe del mondo moderno; per altri, testimonianza dell’incredibile capacità della nostra specie di adattarsi all’ambiente urbano e di renderlo familiare, per quanto inospitale e spaventoso appaia”.
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