Una Fogliata di libri

Il tesoro degli ebrei

Roberto Persico

La recensione del libro di Luciano Canfora, Laterza, 304 pp., 22 euro

Nel 63 a. C. le legioni romane al comando di Pompeo invadono la Giudea, attaccano Gerusalemme e la conquistano: è l’inizio della sottomissione degli ebrei a Roma. Ma che cosa avvenne esattamente? Secondo Tacito (e altri) infatti la città cadde dopo tre mesi di assedio, e le mura vennero distrutte. Secondo Cassio Dione (e altri ancora) invece la città aprì le porte ai romani; solo un gruppo di irriducibili si asserragliò nel Tempio, e fu questo a essere cinto d’assedio e alla fine distrutto. Ma non è tutto, perché a questa prima discrepanza se ne aggiunge una seconda: secondo lo stesso Dione, i romani fecero man bassa di tutte le ricchezze che si trovavano nel Tempio; secondo Giuseppe Flavio, Pompeo non toccò nulla. Da dove vengono divergenze così macroscopiche?


Come è sua abitudine, per rispondere alla domanda Canfora intraprende un serrato confronto tra le fonti, le varianti, le tracce di originali perduti rimaste in testi più tardi, le intuizioni (o le cantonate) di studiosi di tempi recenti. E propone una soluzione dell’enigma che conduce da questa prima distruzione del Tempio alla seconda e definitiva a opera di Tito nel 70 d. C., che porterà alla diaspora del popolo ebraico. Giuseppe Flavio infatti appartiene alla cerchia degli ebrei contrari all’insurrezione antiromana, si è schierato con Tito e ha cercato di convincere i suoi connazionali ribelli ad arrendersi, così da attirarsi la clemenza dei romani e non la loro ira. Testimone diretto dei fatti, scrive poi la sua Guerra giudaica in stretto contatto con la cerchia imperiale, costruendo un racconto della vicenda che metta Tito nella miglior luce possibile: lui era contrario alla distruzione del Tempio, ma non è riuscito a farsi obbedire dalle truppe infuriate.

Lo stesso atteggiamento che Giuseppe attribuisce a Pompeo un secolo prima: anche lui personalmente clemente, ma incapace di trattenere la furia delle legioni assetate di bottino. “A questo punto diventa chiara l’operazione: Pompeo nel Tempio prefigura Tito nel Tempio, entrambi di specchiata virtù ma costretti a usare la mano dura e ad atti gravi per colpa degli ebrei stessi, dei loro irresponsabili conflitti. E in particolare di quegli ebrei estremisti che già al tempo di Pompeo avevano rifiutato ogni proposta di soluzione pacifica”. Ed ecco che la trattazione erudita arriva a mostrare il suo risvolto drammaticamente attuale: l’emergere di una narrazione che sarebbe risuonata nei millenni e avrebbe avuto echi terribili fino ai giorni nostri.

 

Luciano Canfora
Il tesoro degli ebrei
Laterza, 304 pp., 22 euro

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