Dall'inferno
La recensione del libro di Cosimo Argentina e Orso Tosco, minimum fax, 190 pp., 15 euro
Una strada serpeggiante e una fabbrica compongono la silhouette di un drago che spira fuoco nella copertina di Dall'inferno, volume che raccoglie due racconti lunghi di Cosimo Argentina e Orso Tosco. La strada non è altro che il Ponte Morandi; la fabbrica, l’Ilva di Taranto con il suo fuoco, quello degli altoforni. Genova e Taranto, due città legate al mare e all’acciaio, diventano luoghi di elezione per raccontare le maniere attraverso cui si manifesta e consuma l’inferno dei viventi in Italia, di cui gli autori, autoctoni delle due città, si sono fatti testimoni nella stesura di questi reportage letterari.
Lungi da un’impressione disomogenea, i racconti sono costruiti attraverso un impianto di specchi, somiglianze, opposizioni che dona al libro una felice strutturazione. Come nella più tradizionale delle discese agli inferi, infatti, entrambe le vicende sono caratterizzate in primo luogo da una continua peregrinazione dei protagonisti. Tuttavia, a differenza della lezione dantesca, i due non solo sono privi di una guida, ma vagano attraverso un Ade sprovvisto di quella logica razionale che strutturava l’inferno della Commedia. Questi inferi ora incarnati dall’immensità oscura e disumana della fabbrica-città, ora nei vicoli ciechi e contorti della città-intestino che è Genova, assumono perciò la connotazione del labirinto, un luogo di cui per definizione non si può tracciare una mappa, da cui è impossibile uscire.
E’ così che il percorso notturno del protagonista anonimo di Argentina diventa un itinerario a vuoto nelle malebolge dell’Ilva, dove soggiorna un’umanità derelitta, schiacciata tra il dramma di condizioni di lavoro mortali e l’impossibilità di emanciparsi da esso: “Se la dichiarano sui casi di cancro e la lista è bella lunga. Gente morta che prima di morire s’è trasformata in fossili di uccelli, in spugne marine rattrappite e accartocciate, in bucce”.
Non diversa, d’altro canto, è la realtà delirante che attraversa Orazio Lobo, protagonista del racconto di Tosco. Affetto da disturbi mentali, Lobo vaga giorno e notte, credendo di avere una missione segreta, evitare che Genova “naufraghi”, ma proprio nei giorni del crollo del Ponte Morandi questa convinzione verrà meno esacerbando le sue frenesie.
Attraverso un uso eccellente del dialetto e della parlata delle due città e uno stile aspro e corporale, Argentina e Tosco compongono un libro allucinato ed espressionista che si avventura a illuminare gli angoli oscuri e mostruosi del nostro paese.
Cosimo Argentina e Orso Tosco
minimum fax, 190 pp., 15 euro
Una fogliata di libri