Libro del Sangue
La recensione del libro di Matteo Trevisani, Edizioni di Atlantide, 224 pp., 16 euro
La data della sua morte è quella della mia nascita. La sua morte è quella di una delle vite che Matteo Trevisani narra nel Libro del Sangue. Come scrive: “Forse qualcosa in me aveva già cominciato a separarsi, e quella che io chiamavo la mia unica vita erano in realtà già due”. La mia nascita è quella che credevo di conoscere prima di recensire il libro. In quella data, il 21 settembre, scelta probabilmente perché danza attorno all’equinozio d’autunno, quando la conclusione della stagione più calda assume un significato mistico, per Trevisani sembra aprirsi “uno di quei varchi tra il mondo dei vivi e quello dei morti”. In tutto il libro quelle vite e quelle morti s’intrecciano con altre passate e future. “La storia… era una continuazione possibile, tra le molte vite che uno può sognare di vivere. Ma mi pareva che, come in un incantesimo, il futuro aveva modificato il passato”.
Leggendo questo libro le possibilità di coincidenze significative si moltiplicano in modo esponenziale. Libro del Sangue ci trasporta in un’avventura della mente alla ricerca di qualcosa di nostro nascosto tra le parole, le righe. “Un numero incredibile di generazioni ti legano al mondo, e legano il mondo a te”. Ognuno può ritrovare o riconoscersi in una data, un luogo, in pensieri, addirittura in uno di quei momenti che segnano l’esistenza come la cicatrice di un coltello, un proiettile, un colpo al cuore. E quando accade è come “osservarsi dall’esterno”.
I libri di Trevisani hanno questo effetto: inducono non al sonno ma al sogno della ragione. “I sogni a occhi aperti sono il pericolo peggiore del mondo, perché non ci permettono di percepire la realtà per quella che è. Ma che cos’è la realtà? Come possiamo essere sicuri di percepirla davvero, e come essere sicuri del fatto di non aver creato quel passato, per noi due, semplicemente immaginandomelo?”.
E’ già accaduto con i precedenti Libro del Sole e Libro dei Fulmini. Anche questo mette assieme magia, esoterismo, misticismo, eventi personali. Cercare di riassumerne la trama è come voler raccontare sensazioni fisiche. Per farlo ci si limita a citarle: il dolore, il piacere, il calore. Qui da una storia personale, da ricordi familiari che raccontano di una maledizione dei primogeniti, si passa alla storia di una ricerca genealogica che provoca, appunto, una lacerazione nello spazio-tempo individuale. “Se avevo fatto un errore ormai non ci sarebbe stato modo di ripararlo, se non all’interno del mondo che quello stesso errore aveva generato”. Trevisani riesce a farlo creando un mondo ancora diverso, per amore del figlio appena nato.
Matteo Trevisani
Edizioni di Atlantide, 224 pp., 16 euro