Una fogliata di libri
La ladra di parole
La recensione del libro di Abi Daré. Nord, 363 pp., 18 euro
Alla quattordicenne nigeriana Adunni è bastata una frase – “Vieni qua” – per vedersi sconvolgere completamente la vita. A pronunciarla, all’interno del loro parlour (salotto), “piccolo come una Mazda”, è suo padre che quando parla sa di alcol, “un odore che ha addosso anche se non beve”. La fissa con i suoi occhi opachi e nel ricordarle che sua madre è morta, aggiunge che devono andare via da quella casa, perché l’affitto è diventato troppo caro. La “soluzione” si chiama Morufu, un vecchio di Ikati – il piccolo villaggio, in cui vivono – “con la faccia da caprone” che guida il taxi, già sposato con due mogli e quattro figlie. “Ti sposi con lui la settimana prossima”, le ordina, senza ascoltare minimamente le sue intenzioni né considerare la sua giovanissima età. Benvenuti in Nigeria, la nazione dell’Africa occidentale abitata da quasi 180 milioni di persone, la settima più popolosa del mondo e la più ricca per via dell’esportazione del greggio, dove ci sono, però, più di 100 milioni di nigeriani in povertà che vivono con meno di un dollaro al giorno. Le donne lottano ancora per ottenere il diritto all’istruzione ed è assolutamente normale che una ragazzina dell’età di Adunni, o anche più giovane, possa essere venduta dai propri familiari per l’affitto di una casa o per un sacco di riso a un uomo che vuole sposarla solo per perseguire un unico obiettivo: avere figli maschi.
La sua storia – sconvolgente nella sua bestialità – ci viene raccontata in questo romanzo d’esordio crudo e potente da Abi Daré, nata a Lagos, ma da quasi vent’anni in Inghilterra dove è riuscita a laurearsi, sposarsi e realizzarsi. La Nigeria è lontana, ma non nei suoi ricordi, tanto da ripercorrere la storia di Adunni come simbolo di una lotta che deve trovare ancora la sua conclusione. Quella ragazzina che ama studiare, scoprire parole nuove e dare voce ai suoi pensieri per capire il mondo e immaginare un altro futuro, non si arrenderà di fronte a quel destino deciso da altre persone, perché il suo sogno è diventare una maestra e far capire a tante altre ragazzine che proprio grazie all’istruzione potranno liberarsi della miseria e guardare lontano, cercando la propria strada. Le sue parole (è scritto in prima persona) – tradotte da Elisa Banfi, che è riuscita al meglio a rendere il senso del broken e del pidgin English, quello parlato dagli analfabeti e quello delle classi colte – racconteranno un percorso difficile tra dolori e prime volte traumatiche, emozioni, sensazioni di ogni genere, e speranza che, per fortuna – quella sì – non muore mai.
La ladra di parole
Abi Daré
Nord, 363 pp., 18 euro