Elaborazione grafica di Francesco Stati 

Una fogliata di libri

Scarabocchi. I disegni di Frank Kafka

Rinaldo Censi

La recensione del libro a cura di Ginevra Quadrio Curzio. La vita felice, 169 pp., 14 euro

Come fare a ritenere un pensiero fugace? Simonide, stando a ciò che ricorda Cicerone nel suo De oratore, scopre che il miglior appoggio per la memoria è l’ordine: i ricordi vanno trasformati in immagini e sistemati in un luogo ordinato, mnemonico. Un foglio bianco ad esempio, o – faute de mieux – i margini di un testo già stampato. Qualcosa preme e chiede di essere fissato. Le immagini servono allora da note: specie di monogrammi, a volte geroglifici, di ciò che è balenato nella nostra mente, magari nel dormiveglia, e poi si è dileguato. Ma hai voglia a trovare ordine sulla scrivania di Franz Kafka: “Ora ho osservato con più attenzione la mia scrivania e mi sono reso conto che su di essa nulla di buono può essere fatto. C’è troppo messo qua e là e che crea un disordine senza regola e senza quella compatibilità tra le cose sparse che altrimenti rende tollerabile qualsiasi disordine”, scrive il 24 dicembre 1910, accompagnando la nota del diario con la figura di un omino stilizzato, ricurvo, spalmato sul piano della scrivania.

Scarabocchi: così Kafka considerava le cose che scriveva e disegnava. Gekritzel è il termine tedesco utilizzato per esplicitare entrambe le azioni, segnala Ginevra Quadrio Curzio nell’introduzione di questo prezioso volume che raccoglie appunto tutti i disegni realizzati da Kafka, basata sul testo del 2003 editato da Salon Saffier a Utrecht, a sua volta ripreso e aumentato nel 2011 da Vitalis, a Praga, grazie all'inserimento di una serie di schizzi emersi dal lascito di Brod. In coda al libro possiamo leggere una sua preziosa nota intitolata “A proposito delle illustrazioni”. Ostile ai suoi disegni ancor più che a ciò che scriveva, Kafka pareva indifferente a questi scarabocchi. Brod li ha raccolti, collezionati, carpiti a volte da appunti universitari. Vederli qui riuniti, uniti al testo che li accompagnava in origine (quando possibile), o affiancati ad altri frammenti che ne riverberano l’espressione, dona una certa vertigine. Immagine e parola, certo. Eppure, colpisce soprattutto la varietà dei tratti che la mano di Kafka fissa su carta. Varietà che è anche quella dei suoi stati d’animo. Ai disegni più diffusi, quegli omini neri che colpiscono di scherma o appaiono piegati, rannicchiati, si aggiungono abbozzi meno noti, in cui la figura si fa più esile, misteriosa e quasi spettrale, sfigurata da macchie di inchiostro nero.

 

Scarabocchi. I disegni di Frank Kafka
Ginevra Quadrio Curzio 
La vita felice, 169 pp., 14 euro

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