Una fogliata di libri

La politica della rabbia

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Franco Palazzi. Nottetempo, 300 pp., 15 euro

È celebre nella storia quella volta in cui Alessandro Magno andò da Diogene offrendogli di esaudire qualunque suo desiderio e il filosofo, sdraiato bellamente al sole, gli rispose chiedendogli di spostarsi un po’, dal momento che gli stava facendo ombra. Così erano i filosofi cinici: intenti a fare della propria vita un’alternativa antagonistica all’oppressione e al potere, mediante una condotta irriverente, dissacrante, scarsamente rispettosa delle strutture che animavano la società.

 

Sono tali atteggiamenti poi, ad averli resi dei dimenticati della storia della filosofia, la quale ha privilegiato maggiormente una dimensione contemplativa, ma proprio questo primato della prassi è la caratteristica che invece, secondo Franco Palazzi, potrebbe essere fondamentale recuperare oggi per impostare una nuova filosofia politica e, in quest’ottica, il suo saggio si concentra sul recupero della rabbia come agente politico. Diventata strumento dei populismi, la rabbia è stata da sempre considerata un sentimento negativo e antitetico agli strumenti della democrazia che l’intero pensiero occidentale – dalla filosofia alla medicina – ha cercato di sopprimere. Eppure, a partire dal recupero della filosofia cinica mediato dalla lezione di Foucault, Palazzi si avventura nella dimostrazione di quella che nomina “balistica filosofica”, ossia come sia possibile un indirizzo mirato ed efficace della rabbia contro gli abusi del potere, rintracciandone esempi nel femminismo radicale di Valerie Solanas, nelle lotte di Malcom X  e nei testi della poetessa americana Audre Lorde.

L’autore illustra quindi come la rabbia sia nettamente distinta dall’odio a cui viene ridotta dalle retoriche reazionarie (“l’odio è un sentimento fideistico: la sua staticità richiede un affidamento quasi religioso sulla propria superiorità”) per diventare, depurata dialetticamente dai tratti negativi che le sono da sempre attribuiti, un dispositivo in grado di essere calibrato, balisticamente appunto, al fine di negare uno status quo nocivo. In questo modo, la rabbia diventa negazione della mancanza di alternative, apertura di possibilità: “negare, in politica come nel linguaggio, significa esprimere non il contrario, ma il diverso”.

Attraverso una ricognizione che unisce l’antico al contemporaneo, Palazzi struttura un percorso ricco che dialoga con filosofi del calibro di Cartesio, Spinoza e Benjamin, dimostrando come la rabbia possa essere un motore positivo per accendere il cambiamento.

Franco Palazzi
La politica della rabbia
Nottetempo, 300 pp., 15 euro

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