Una Fogliata di libri
Below the Edge of Darkness
La recensione del libro di Edith Widder. Random House, 353 pp., 18, 53 euro
C’è un fantasma che si aggira per gli oceani: il cefalopode. Una delle cinque classi dei molluschi, i cefalopodi sono animali marini tra i più evoluti e che meglio si adattano ai cambiamenti. Nella sua forma “colossale” il cefalopode era un essere mitico, terrificante. Per il professor Peter Godfrey-Smith, che lo descrive nel saggio “Altre menti” è una creatura che si comporta come una sorta di affettuoso ET. Quello scoperto e ripreso a 651 metri di profondità dalla navetta oceanografica “Falkor”, il polpo di vetro, è un ectoplasma di bellezza mistica. La sua trasparenza si abbina ai colori luminosi prodotti dai cromatofori (cellule che contengono granuli di pigmento) creando un effetto psichedelico: la bioluminescenza, l’emissione di luce prodotta da una reazione chimica all’interno di un organismo, che si manifesta soprattutto nella parte blu-verde dello spettro di luce visibile. Quell’effetto è diffuso tra le creature che vivono “below the edge of darkness”, sotto il limite dell’oscurità, in quel mondo che sino alla fine del XVIII secolo rientrava nella “Teoria dell’Abisso”, secondo cui la vita decresceva al crescere della profondità.
Sotto il limite dell’oscurità, però, sono state scoperte creature come i calamari di Humboldt che sono in grado di accendersi con una bioluminescenza che le retroillumina come le parole sullo schermo di un ebook. Below the Edge of Darkness si apre un universo ignoto come il cosmo, ma dove gli incontri ravvicinati sono reali, dove scienza, poesia, avventura, illusioni ed emozioni creano un effetto ipnotico. E’ quanto accade leggendo il libro con quel titolo. L’Alice che ci guida oltre lo specchio della superficie marina è Edith Anne “Edie” Widder Smith (1951), oceanografa che ha sviluppato una relazione profonda con il fenomeno della bioluminescenza. E’ qualcosa che deriva da una tragica esperienza, quando, adolescente, in seguito a un intervento chirurgico ebbe un episodio di premorte con un’esperienza extracorporea (fenomeni ormai documentati scientificamente) e restò temporaneamente cieca. Il graduale ritorno alla visione (anche sulle differenze semantiche tra vista e visione scrive interessanti osservazioni) è stato il fattore scatenante che l’ha portata, già sedotta dalla biologia marina, a studiare la spettacolare esplosione di luce generata dalle creature che vivono nella regione più profonda dell’oceano. Con tali premesse il suo libro non poteva essere solo un saggio o un memoir. È invece una sorta di manuale per muoversi in quello “spazio interno” che sono gli abissi marini e della mente, sin quasi a trovare un’affinità elettiva con i cefalopodi.
Below the Edge of Darkness
Edith Widder
Random House, 353 pp., 18, 53 euro