una fogliata di libri
Tra l'assurdo e la speranza. Siamo tutti fideisti?
La recensione del libro di Dario Antiseri. Scholé, 163 pp., 14 euro
Sì, siamo tutti fideisti: non ha dubbi Dario Antiseri, e risponde così alla domanda che, oltre a fungere da sottotitolo di questo libro, rappresenta l’interrogativo intorno al quale, da circa mezzo secolo, ruota buona parte della sua ricerca filosofica. Accanto a lui, come fedeli compagni di strada, vari pensatori ai quali egli ha sempre prestato attento ascolto. Alcuni di loro sono in primo piano anche nel presente volume: Wittgenstein, che scelse di “delimitare il dicibile per proteggere l’ineffabile”; Kant, che limitò il sapere per fare spazio alla fede; Pascal, che al Dio dei filosofi preferì il povero Cristo messo in croce; Kierkegaard che, considerato falso e inutile il cristianesimo filosofico di Hegel, si mise alla scuola dell’angoscia che conduce alla sequela del Vangelo. Grandi filosofi, menti lucidissime eppure consapevoli che dinanzi all’enigma del vivere la scienza ammutolisce e la filosofa pone domande, mentre soltanto la fede religiosa offre una via d’uscita.
Da una parte, dunque, l’assurdo, dall’altra la speranza. Oggi, nell’epoca della devastante pandemia, questo aut-aut è diventato ancor più sconvolgente perché ha fatto tornare in primissimo piano il mistero scandaloso del male, della sofferenza degli innocenti, del dolore gratuito e insensato che ha fatto gridare a più di un filosofo Si Deus est, unde malum?. Scrive Antiseri: “Sul cammino della vita ognuno di noi si imbatterà inesorabilmente in un bivio dove sarà costretto a scegliere tra l’assurdo e la speranza. In quel momento, in quei giorni, la scienza – tutta la scienza – tacerà e non gli sarà d’aiuto la filosofia. Appesantito da inutili spiegazioni, va alla ricerca di un senso su cui il sapere scientifico per principio resta muto e la filosofia, quando esplicitamente non lo nega, riesce a malapena ad aprirsi”. Ecco qui venire di nuovo in aiuto l’amato Wittgenstein, che Antiseri cita con passione: “Noi sentiamo che seppure tutte le possibili domande della scienza ricevessero una risposta, i problemi della nostra vita non sarebbero nemmeno sfiorati. Il senso della vita possiamo chiamarlo Dio.
Pensare al senso della vita significa pregare”. Il libro si conclude con una suggestiva appendice dedicata a san Tommaso d’Aquino, sommo pensatore, maestro della filosofia cristiana, altissimo interprete della sintesi di fides et ratio, e tuttavia uomo di incessante preghiera e di smisurato amore per l’Eucarestia, in onore della quale compose su incarico del Papa l’Ufficio del Corpus Domini.
Dario Antiseri
Tra l’assurdo e la speranza. Siamo tutti fideisti?
Scholé, 163 pp., 14 euro