Streghe
La recensione del libro di Ronald Hutton, il Saggiatore, 424 pp., 28 euro
Le notti sono da sempre un luogo, più che un momento, e anche piuttosto affollato. Per esempio: abbiamo appena attraversato Samhain (Halloween), in cui secondo la tradizione celtica le soglie diventano sottili e i mondi dei vivi e dei morti si avvicinano fino a toccarsi. C’è però una categoria umana, quella delle streghe, che non ha bisogno di un orario o di un giorno particolare per manifestarsi, perché i suoi membri sono tra noi, nelle maglie della storia e negli angoli del presente. Ogni cultura, dall’inizio dei tempi fino a oggi, ha creduto nell’esistenza di individui capaci di compiere atti di magia, di interpellare e scatenare le forze della natura, o un proprio personale potere. In Streghe (appena uscito per il Saggiatore nella traduzione di Marco Cupellaro), lo storico inglese Ronald Hutton indaga uno dei più importanti “caratteri primordiali dell’umanità” soffermandosi su una questione fondamentale, per allargare poi il campo d’indagine a tutto il mondo. La questione fondamentale è che cosa sia o non sia la strega, e qui si lasciano da parte la Wicca, la magia bianca, le ramificazioni più recenti e quelle “buone”, per così dire, e si va a scrutare nell’antro nero: la strega è chi compie atti di magia distruttiva e ha intenzione di nuocere, spesso alla propria comunità, se non addirittura ai propri familiari. Hutton, che è professore di storia all’università di Bristol ma qui apre la porta a un dialogo della sua disciplina con l’antropologia, analizza nel suo saggio gli studi sulla stregoneria realizzati tra il 1890 e il 2013 in un totale di trecento società extraeuropee (dall’Africa subsahariana alla Cina, dall’Australia all’America settentrionale), per poi tornare all’Europa dei processi alle streghe nell’èra moderna e ai semi piantati nel Medioevo, andando indietro fino all’antica Roma, alla Grecia, all’Egitto. Scopriamo così che gli irochesi erano convinti che “per entrare a far parte di una società di stregoneria fosse necessario assassinare il proprio congiunto più prossimo”, e che l’Europa è “l’unico continente in cui i nativi abbiano trasformato la comune equazione tra stregoneria e male essenziale nell’idea di un’antireligione eretica organizzata, votata al culto di un principio cosmico malvagio”. Sembrano storie di ieri ma sono storie di oggi: basterebbe fare un giro nelle valli cuneesi (dove le streghe si chiamano masche) per sapere che se si vede una donna vestita di bianco all’imbrunire, o seduta da sola accanto a una fontana, la cosa più saggia da fare è senz’altro scappare. O magari chiederle di insegnarci tutto quello che sa.
Streghe
Ronald Hutton
il Saggiatore, 424 pp., 28 euro
Una fogliata di libri
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