una fogliata di libri
C'era una volta. Piccola storia della fiaba
La recensione del libro di Marina Warner. Donzelli, 203 pp., 18 euro
Da cinquant’anni Marina Warner studia le storie più antiche del mondo, la loro evoluzione e la loro persistenza, con passione quasi devozionale. Questa sua Piccola storia della fiaba, tradotta in italiano dopo essere uscita per la Oxford University Press nel 2014, propone una sorta di storia naturale di quel fenomeno onnipresente che è stato chiamato anche favola o racconto di fate. Così lo spiega la stessa autrice: “Proviamo a pensare alla fiaba come a un genere vegetale – per esempio le rose, i funghi o l’erba – che si diffonde, si radica e fiorisce qua e là, cambiando specie, colore, grandezza e forma a seconda del luogo in cui cresce”. Nel seguire il cammino “naturale” di un motivo fiabesco, per esempio quello che apparenta Pelle d’Asino e il mito di Amore e Psiche, o le infinite variazioni sul tema del bambino abbandonato nella foresta che supera prove inaudite e conquista il regno, Marina Warner ci mostra l’incredibile vitalità della fiaba, nel suo continuo rimbalzo tra tradizione orale e pagina scritta. Come lo spirito, la fiaba soffia dove vuole, nel suo mondo possono cambiare i dialetti ma l’alfabeto resta universale.
E se i primi grandi raccoglitori di favole – i tedeschi Grimm, il russo Afanase’v, l’italiano Pitrè e altri ancora, attivi più o meno in tutta Europa all’epoca della formazione degli stati nazionali – lavoravano a un’operazione identitaria, mossi dal desiderio di riconoscere e rivendicare i motivi narrativi tipici dei rispettivi paesi e delle rispettive culture popolari, oggi sappiamo che tutte le fiabe, in qualche modo, sono apparentate. Tutte hanno circolato liberamente come polline portato dal vento, scavalcando confini, mescolando gli intrecci, riemergendo dopo lunghi letarghi in forme e luoghi inaspettati, tramandandosi attraverso le generazioni e lo spazio, adattandosi ai veicoli che di volta in volta si offrivano loro.
Il viaggio proposto da Marina Warner parte da lontanissimo e arriva fino ai giorni nostri, alle manifestazioni contemporanee della fiaba. Un capitolo è dedicato anche alle riscritture politicamente corrette, alle Belle Addormentate sveglissime che magari preferiscono fraternizzare con la matrigna piuttosto che sposare un principe melenso. Niente di nuovo sotto il sole, visto che analoghe variazioni erano di casa nella Russia sovietica, dove le eroine fiabesche brillavano di virtù operaie e le Cenerentole stachanoviste disprezzavano il palazzo reale. Possiamo sorriderne, ma non scandalizzarci, conclude la studiosa. Ogni riscrittura, perfino la più ridicola, alla fine di tutto è un tributo all’eterna forza della fiaba.
Marina Warner
C’era una volta. Piccola storia della fiaba
Donzelli, 203 pp., 18 euro
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