Una Fogliata di libri
Rousseau, un illuminista inquieto
La recensione del libro di Marco Menin, Carocci, 352 pp., 29 euro
In genere, con opportuna prudenza, si sconsiglia di interpretare le dottrine di un filosofo alla luce delle sue vicende biografiche e, ancor di più, sulla base di una presunta corretta comprensione dei suoi più rilevanti tratti psicologici. Ciò vale anche nel caso di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), una delle figure più geniali della storia del pensiero moderno. Tuttavia, non possiamo non condividere la scelta operata da Marco Menin di presentare, nel titolo di questo suo libro, la personalità del Ginevrino attraverso un aggettivo che lo definisce alla perfezione. Infatti, non v’è dubbio che Rousseau sia stato dominato da un’inquietudine che ne caratterizzò sia l’esistenza (basti pensare alla decisione di affidare i cinque figli all’orfanotrofio oppure alla sua mania di persecuzione che fece perdere la pazienza anche a David Hume che, con generosità, cercava di aiutarlo e di tranquillizzarlo), sia la produzione intellettuale (ancora si discute se lo si possa definire un illuminista oppure no, tante e tanto diverse, forse anche contraddittorie, sono le idee da lui sostenute). Proprio nella capacità di rendere conto di questo complesso intreccio è da ravvisare il pregio più importante dell’ottimo lavoro di Menin, finalizzato, come dichiara l’autore stesso, a far emergere la straordinaria modernità di Rousseau, modernità che si manifesta in modo del tutto particolare in quell’inquietudine di cui si è detto.
Il libro è diviso in tre parti: nella prima troviamo la ricostruzione della filosofia rousseauiana; la seconda è dedicata a “illustrare il confronto/scontro di Rousseau con i maggiori philosophes a lui contemporanei”; nella terza sezione del volume Menin concentra l’attenzione sul dibattito intorno ad alcune tematiche, tipiche della cultura settecentesca, a cui Rousseau recò un contributo assai rilevante che, secondo Menin, mostra la sua straordinaria attitudine a “parlare di noi e con noi”. In effetti, non c’è dubbio che la trattazione di temi quali l’amore, il sentimento, la politica, l’educazione, il linguaggio, venne elaborata dal Ginevrino con una genialità tale da farla risultare utilmente interessante ancora oggi. Ha scritto il grande filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860): “Il più grande moralista dei tempi moderni è stato senza dubbio Jean-Jacques Rousseau, il conoscitore profondo del cuore umano, che attingeva la sua saggezza non nei libri ma nella vita, e che destinava la sua dottrina non alla cattedra, ma all’umanità”.
Marco Menin
Rousseau, un illuminista inquieto
Carocci, 352 pp., 29 euro
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