La sponda oltre l'inferno
La recensione del libro di Younis Tawfik, Oligo, 309 pp., 18 euro
Quanti altri migranti annegheranno nel Mediterraneo? Quanti, invece, riusciranno a raggiungere le sponde dell’Europa? E quale sarà la loro sorte? Sono alcune delle domande che Younis Tawfik (1957), autore di origine irachena capace di scrivere nella nostra lingua in maniera scorrevole, concisa e incisiva, pone al lettore di questo suo ultimo romanzo. Un testo che ruota attorno alla narrazione di cinque esistenze: alle vicende, cioè, di cinque superstiti a un naufragio – verificatosi al largo delle coste libiche – che arrivano fortunosamente a Lampedusa, dove si ritrovano e una notte, attorno a un fuoco, raccontano a turno la propria storia.
Si tratta di quattro uomini e di una donna, provenienti da vari paesi africani, che si erano conosciuti in un centro di detenzione situato nelle vicinanze di Tripoli: una prigione che aveva costituito l’ultima tappa di un viaggio interminabile e pericolosissimo. Individui costretti a darsi alla fuga per non morire sotto le bombe o per mano delle milizie, per sottrarsi alla miseria o alla guerra, per sfuggire alle persecuzioni o alle epidemie, sono poi sopravvissuti alle violenze dei carcerieri, ai morsi della fame, ai colpi delle onde del Mediterraneo. Hanno, insomma, avuto la fortuna di uscire apparentemente indenni dai tanti inferni nei quali erano sprofondati.
Apparentemente indenni ma, in realtà, distrutti dal dolore: anime ormai devastate da ciò che sono state costrette a vedere e subire. Una volta descritte le innumerevoli, assurde violenze alle quali ha assistito in un lager libico, il giovanissimo guineano Muhammad osserva: “Non esistevano in quel posto le parole ‘bontà’, ‘cuore’, ‘amore’, e neppure ‘pietà’. A volte mi chiedo, dopo aver visto tutto questo, come ancora riesco a vivere. Sono stato nell’inferno da vivo, senza neppure dover scendere da questa carrozza che è la vita”.
Le vicende narrate dagli altri superstiti illustrano tuttavia come – malgrado gli orrori vissuti – costoro non si siano arresi alle ingiustizie né alle crudeltà del mondo ma abbiano anzi cercato di dare inizio a una sorta di rinascita che, sostenuta da ferrea caparbietà, li spinge a immaginare un futuro.
Va sottolineato, infine, come La sponda oltre l’inferno sia un romanzo intriso di compassione e umanità, in cui le diverse testimonianze svolgono una funzione catartica in grado di restituire a individui feriti a morte tutta la propria dignità: quel rispetto per sé stessi del quale erano stati brutalmente spogliati e che riusciranno, pian piano, a riconquistare.
Younis Tawfik
Oligo, 309 pp., 18 euro
Una fogliata di libri