Ricostruzione di un'anima
La recensione del libro di Elia Boccara, Giuntina, 210 pp., 14 euro
Dopo aver pubblicato numerosi libri e saggi su sionismo, ebraismo, letteratura e altro ancora, superata la simbolica soglia dei novant’anni, Elia Boccara si lascia andare a un’autobiografia toccante e sincera, piena di ricordi dolci e drammatici, suscitando nel lettore un moto spontaneo di simpatia e stima.
Il racconto prende le mosse dagli anni difficili di una Tunisi divisa fra le ambizioni italiane e la colonizzazione francese: una condizione doppiamente pericolosa per gli ebrei italiani, assurdamente tacciati di essere fascisti.
Trasferitosi in Italia, superato un doloroso dramma familiare, il giovane Elia si dedica all’insegnamento nei licei milanesi, negli anni contrassegnati dal furore ideologico della contestazione. Il clima estremista e di violenza politica presenta un corollario non di poco conto: l’odio scalmanato dei facinorosi nei confronti di Israele.
Nel corso di lunghe ricerche, l’autore scopre le origini portoghesi e marrane della sua famiglia. Per questo i Boccara sono laici, svincolati da molte regole abitudinarie dell’ebraismo ortodosso. E’ una rivelazione. Proprio a queste origini, l’autore fa risalire la sua personale inquietudine, il perenne conflitto con tutte le confessioni religiose incontrate nel corso della vita.
Centrali, nella riflessione di Boccara, due storiche figure: George Eliot, la scrittrice inglese precursora, con il suo romanzo Daniel Deronda, della nascita del sionismo; e il grande filosofo ebreo Baruch Spinoza, cacciato a soli 23 anni dalla sua Comunità di Amsterdam, proprio per la riconosciuta “pericolosità” del suo pensiero critico, libero, laico e razionale.
“Da quando Ben Gurion lo ha de facto riammesso come uno dei maggiori geni del pensiero ebraico, mentre Einstein ripeteva a tutti coloro che lo interrogavano: ‘la mia religione è quella di Spinoza’, egli ha cessato di essere uno straniero per il suo popolo”.
Anche Boccara non ama il rabbinato, con il suo rigore dogmatico e soffocante. Si considera “cristiano” perché ama Gesù, non però come figlio di Dio, ma in quanto ebreo. Non lo convince la tesi della Santissima Trinità, e a maggior ragione diffida della Chiesa cattolica. Per questi motivi, stretto fra ebraismo e cattolicesimo, aderisce al protestantesimo. Sarà però solo una breve parentesi, così come la successiva adesione, nei primi anni Duemila, alla sinagoga riformata e liberale di Lev Chadash. Tutte esperienze fugaci, che scandiscono l’esistenza di un uomo mite, colto e curioso, alla continua ricerca di un ubi consistam al contempo laico e spirituale.
Elia Boccara,
Giuntina, 210 pp., 14 euro
Una fogliata di libri